di Alessandro Ciancio
Per capire l’aria che tira basta andarsi a leggere la dichiarazione di Giorgio Squinzi. Il leader di Confindustria, l’associazione filogovernativa per definizione, si è infatti rivolto a ieri a Matteo Renzi con il carico di attenzione e speranze che di solito di riserva al presidente del Consiglio: «Le sue indicazioni – ha detto – sono totalmente condivisibili e mi auguro che ai suoi enunciati seguano effettivamente dei fatti concreti, il Paese ne ha sicuramente grande bisogno». Insomma, ha un bel promettere il sindaco di Firenze che lavorerà in simbiosi perfetta con Enrico Letta e che renderà presto inutile l’azione dei retroscenisti, ma di ora in ora si rafforza l’impressione che sia lui a dettare tempi e i contenuti sul fronte sia delle riforme istituzionali (abolizione del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari e stop al finanziamento pubblico ai partiti) sia di governo (introduzione dello ius soli, regolamentazione delle coppie di fatto ma soprattutto un’agenda economica che veda al centro scuola, cultura e un gigantesco piano per il lavoro che parta dalla riorganizzazione della normativa sul lavoro, «mettendo da parte l’ideologia per semplificare»). In questo contesto Letta al massimo può aspirare al massimo al ruolo di spalla operativa del prim’attore. Il nuovo segretario del Pd sta infatti riuscendo nell’impresa che per anni è stata di Silvio Berlusconi: condizionare la giornata politica con frasi e gesti a effetto, restando comunque al centro della scena. Vedremo se riuscirà a condurre questo gioco anche dopo che si sarà esaurita questa fase di comprensibile euforia. Sta di fatto che in queste ore tutti guardano a lui come un imprescindibile punto di riferimento. Lo stesso vicecapogruppo di FI alla Camera Mariastella Gelmini ieri osservava che «Renzi, come è suo diritto, scrive i titoli dell’agenda e detta il ritmo al governo che vuole incalzante. Il segretario del Pd vuole la legge elettorale con una urgenza superiore a qualsiasi altro provvedimento. L’agenda di Renzi non coincide, al momento, con l’agenda di Palazzo Chigi. Per avvicinarle o renderle meno dissimili è al Ncd che viene chiesto di pagare prezzi, e prezzi di non poco conto. È evidente che Renzi mette sotto pressione Alfano e i suoi compagni di avventura. Non ha mai nascosto – ha concluso – di considerare questo governo e questa maggioranza come situazioni eccezionali e irripetibili ma non saranno certo Renzi o il Pd a staccare la spina. La durata del governo è direttamente proporzionale alla capacità del Nuovo centrodestra di digerire l’indigeribile». Inutile girarci intorno: è proprio Alfano a soffrire maggiormente il protagonismo del sindaco di Firenze. E se domenica aveva provato a sostenere con sufficienza che è abituato a parlare solo con il presidente del Consiglio, ieri è stato sfottuto di persona dallo stesso Renzi («So che lei parla solo con Letta») costringendolo a un gelido «In bocca al lupo». Il siparietto è avvenuto a margine della cerimonia al Quirinale per lo scambio di auguri di Natale e Capodanno con le alte cariche dello Stato. Nel suo discorso Napolitano era stato chiaro contro ogni tentazione avventurista che possa portare a elezioni anticipate e molti dei presenti hanno letto in questo un richiamo al retropensiero che tutti continuano a leggere tra le righe dei discorsi del sindaco di Firenze. E da questa serie di equazioni si è letto nella fretta di Renzi di lasciare il Quirinale un nuovo gelo tra lui e il Capo dello Stato. Di certo l’uscita di scena anticipata è stata notata, tra una flute di spumante e una tartina. «Va bene l’irruenza giovanile, ma ormai qualche protocollo istituzionale bisogna rispettarlo» affermava un dirigente del Pd. Interveniva a quel punto Maria Elena Boschi: quelli indicati da Napolitano «sono esattamente gli obiettivi che il Partito Democratico intende perseguire con tutte le sue forze e che il segretario ha indicato ieri di fronte all’Assemblea Nazionale del partito», ha tenuto a chiarire in una nota limata con il suo segretario.
Ma anche se quest’ultimo ha dato ampie rassicurazioni di voler sostenere Letta per tutto il 2014, il fatto che Napolitano abbia non solo ribadito che non acconsentirà mai a elezioni anticipate ma anche che «valuterà la sostenibilità del suo incarico» chiude ogni possibilità di voto anche in caso di inerzia sulle riforme. Una lettura che i renziani respingono. «Abbiamo sempre detto che il nostro obiettivo è appoggiare il governo caratterizzandolo con le idee del Pd e questa è la verità, Renzi non parla con lingua biforcuta», ha assicurato un parlamentare. Staremo a vedere, ma intanto una cosa è certa: gli attori politici son tutti lì a pendere dalle labbra del Rottamatore, in attesa di capire la fine che toccherà loro fare.