Sarà il clima dominante di incertezza. Sarà perché alla fine trionfa sempre l’usato sicuro (o quasi). Fatto sta che a due mesi dalle elezioni persino chi in passato aveva aspramente criticato Silvio Berlusconi, definendolo “unfit to lead Italy” (inadeguato a guidare l’Italia), adesso arriva a non escludere che il leader di Forza Italia possa essere “il salvatore politico dell’Italia”. Nientemeno.
In un’intervista al Corriere della Sera infatti l’ex direttore dell’Economist, Bill Emmott, che nel 2001 firmò la celebre copertina che fece infuriare il Cav (che fece causa ma la perse), fa una mezza retromarcia. Certo, dice, “Berlusconi resta inadeguato a guidare l’Italia. Ma potrebbe essere determinante per formare una coalizione centrista in grado di impedire a M5s o Lega di essere forza trainante nella formazione del nuovo governo. Sarà lui a presentarsi come salvatore politico, non dico sia una cosa buona. Ma Berlusconi non può diventare premier, sarà un manovratore dietro le quinte, è in quel ruolo che dobbiamo valutarlo e in quel ruolo non credo possa essere così negativo – chiarisce il giornalista -. Le sue posizioni sono più moderate di quelle di Salvini e Di Maio”.
Al contrario, sempre per Emmott, Matteo Renzi “è talmente giovane che non potrei mai dire che non ha un futuro, ma ho il sospetto che un suo ritorno in grande stile sia improbabile. Resterà una figura influente, ma credo abbia perso la capacità di far sì che le persone collaborino con lui o lo seguano, cosa di cui ogni leader ha bisogno. Rispetto a Berlusconi quello che gli manca – oltre al vantaggio di avere dei canali televisivi! – è l’abilità di fare compromessi e formare alleanze”. Perciò il segretario del Pd è sì “più popolare di Berlusconi” ma il leader di FI “ha più possibilità di formare una coalizione perché non ha irritato tanta gente quanto il leader dem. Può costruire una alleanza sia a destra con Lega e Fratelli d’Italia, sia al centro. È più abile per il sistema italiano. Renzi non ha amici né alleati”.
“È la testimonianza del fatto che l’establishment sta con quel signore là e i cittadini stanno con noi”, ha contrattaccato il candidato premier dei pentastellati, Luigi Di Maio.
Ma quella di Emmott è solo l’ultima ‘riabilitazione’, se così si può dire, dell’ex premier. Nella sua edizione domenicale (The Observer), il 12 novembre scorso, anche The Guardian pubblicò un lungo reportage sul ritorno del Cav al centro della scena politica italiana. Un ritorno sancito dalla vittoria della coalizione di Centrodestra alle Regionali in Sicilia e che – secondo The Guardian – farebbe presagire per Berlusconi un ruolo di “king-maker” all’indomani delle elezioni.
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Che Berlusconi non possa, in caso di vittoria della coalizione di Centrodestra, tornare a Palazzo Chigi è cosa nota. Ma ad oggi, come peraltro fatto notare da Emmott, le chance che questo scenario si verifichi non sono poche. Anzi. Stando all’ultima simulazione di YouTrend pubblicata da La Stampa, infatti, ad oggi nonostante il Rosatellum (voluto dal Pd…) al trio Berlusconi-Salvini-Meloni che domani si vedranno ad Arcore mancherebbero una ventina di seggi appena per assicurarsi la maggioranza assoluta al Senato. “I collegi uninominali del Senato ridisegnati dalla nuova legge sono 109, a cui vanno aggiunti i sei tradizionali del Trentino-Alto Adige e quello valdostano – spiega La Stampa -. Il totale fa 116. In base agli ultimi sondaggi il centrodestra potrebbe vincerne circa il 60%. Ben 69 collegi, infatti, vedono una prevalenza – più o meno netta – della coalizione di Berlusconi, Salvini e Meloni”.
Sommando i dati del proporzionale a quelli dell’uninominale, la situazione vede la coalizione di Centrodestra veleggiare a quota 137, il Centrosinistra fermarsi a quota 80 (di cui solo 28 dai collegi), i Cinque Stelle a 78 (19 dai collegi) e Liberi e Uguali a 14, tutti dal proporzionale.