Col ritorno dell’Italia in giallo, fatta eccezione che per la Sicilia, in tutte le regioni ieri sono tornati a scuola anche gli studenti delle superiori. Non sono mancate proteste, come a Napoli, o ragazzi che soprattuto in Puglia hanno in larga parte preferito proseguire con la Dad ma, seppure a rotazione e seppure al momento in media soltanto al 50%, le aule sono tornate a riempirsi. Il problema che resta è quello dei trasporti, ancora insufficienti e ancora ritenuti il principale rischio per i contagi.
IL PUNTO. L’Italia, guardando soltanto a quanto accaduto da settembre, è uno dei Paesi europei in cui le scuole sono rimaste in generale aperte per più tempo. Ieri hanno ripreso la didattica in presenza anche circa 2,5 milioni di studenti delle superiori, con percentuali che vanno dal 50 al 75%, come prevede l’ultimo Dpcm. A lasciare la Dad i ragazzi degli istituti della Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata, Veneto, Campania e Friuli Venezia Giulia, oltre a 144.974 studenti delle medie in Sicilia.
Tutti gli altri erano già rientrati dopo le festività natalizie e, tra qualche inevitabile stop per via delle quarantene quando si registrano casi di positività, stanno andando avanti, facendo sì che nelle aule ci sono ormai circa 8 milioni di ragazzi. “I contagi da Covid-19 sono rimasti stabili dove sono state riaperte le scuole”, ha ribadito anche ieri la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina.
I NODI. Il problema principale resta appunto quello dei trasporti. In Campania, nonostante il potenziamento del servizio e il ricorso anche ad autobus di privati, i sindacati hanno definito un flop il sistema messo a punto. E non è andata meglio in Sardegna, dove mancano mezzi per i pendolari, con notevoli disagi in particolare per i ragazzi che devono raggiungere Cagliari, come denunciato dal sindaco di Villasimius.
Una piaga evidenziata anche in Calabria, dove si pensa a una sorta di App Immuni per chi utilizza i mezzi pubblici. Intanto ieri sono immancabilmente riprese anche le polemiche sui banchi a rotelle. Una vicenda su cui, alla luce delle ipotesi relative alla regolarità dei nuovi arredi, sono intervenuti direttamente gli uffici del Commissario straordinario, Domenico Arcuri, assicurando che i banchi forniti sono certificati e che non viene mai chiesto ai dirigenti scolastici di certificare i banchi stessi, ma unicamente di siglare un documento di regolare ricezione della fornitura con il relativo verbale di collaudo.
Tutto dopo che in Veneto i banchi a rotelle sono stati tolti dalle aule e rimessi in magazzino, ritenendo che favoriscano il mal di schiena nei ragazzi. Abbastanza per far alzare un poverone alle destre. “La notizia che arriva dal Veneto relativa alla dismissione dei banchi a rotelle forniti dal governo per far fronte ai vincoli anti-Covid è solo la ciliegina sulla torta rispetto ad una disastrosa gestione della fase emergenziale nelle scuole determinata dal Covid 19”, ha affermato la deputata azzurra Valentina Aprea.
Il problema vero è invece quello di evitare assembramenti sui mezzi pubblici e nelle stazioni, dove c’è rischio di contagio per i ragazzi che devono prendere quei mezzi per andare a scuola. I mesi passano ma soprattutto le Regioni non sembrano ancora essersi adeguatamente organizzate per fornire una risposta efficace alle nuove esigenze di mobilità e per cancellare quella che era anche una vergogna nazionale fatta di treni e autobus tristemente simili a carri bestiame.