Addio all’assegno unico: il governo pronto a cancellarlo e rimpiazzarlo per piantare un’altra bandierina

Il governo è pronto a rivedere l'assegno unico: in campo anche l'ipotesi di una cancellazione della misura per sostituirla con una nuova.

Addio all’assegno unico: il governo pronto a cancellarlo e rimpiazzarlo per piantare un’altra bandierina

Una nuova versione dell’assegno unico. O, per dirla meglio, la cancellazione dell’attuale misura per crearne una nuova, anche se simile. L’obiettivo? Nient’altro che mettere una bandierina. L’indiscrezione viene riportata da Repubblica, secondo cui il governo è pronto a smontare l’assegno unico. La scusa è che non funziona bene, lasciando avanzi di bilancio. In più l’altro pretesto è la procedura europea aperta perché la misura ha escluso i lavoratori mobili stranieri. 

Come spiega la Repubblica, si punta quindi al taglio dell’assegno base da 57 euro a figlio (per chi non presenta l’Isee), con l’obiettivo di destinare più risorse alle famiglie numerose e con disabili. E l’ipotesi in campo in queste ore è anche quella di cambiare nome alla misura.

L’assegno unico oggi

Attualmente l’assegno unico pesa in totale circa 20 miliardi ed è previsto che si rivaluti con l’inflazione. L’assegno mensile va da 57 a 200 euro a minore, con una maggiorazione per figli non autosufficienti e disabili, per le mamme lavoratrici e per chi ha più di due figli. La spesa per questa misura è in costante crescita, passando dai 13 miliardi iniziali fino all’ultima stima di 20 miliardi per quest’anno.

L’assegno unico riguarda 6,6 milioni di famiglie, per un totale di 10 milioni di figli. Secondo l’Istat, la platea potenziale è di 10,7 milioni di figli, il che vuol dire che sono stati quasi tutti raggiunti dalla misura, nonostante gli avanzi di bilancio denunciati dal governo. 

Cosa può cambiare

La nuova misura, forse sostitutiva dell’assegno unico, potrebbe prevedere una redistribuzione delle risorse e non soldi aggiuntivi. Gli eventuali avanzi potrebbero essere utilizzati per finanziare il bonus mamme lavoratrici, estendendolo alle autonome. 

Il contenzioso con l’Ue, in realtà facile da risolvere, potrebbe essere sfruttato per giustificare l’intervento sul tema. Anche perché, alla fine, l’unico obiettivo del governo sembra essere cancellare la misura per poi reintrodurla in altro modo, magari con un altro nome. Insomma, solo uno stratagemma – come fatto con il Reddito di cittadinanza – per mettere una bandierina. 

L’indiscrezione di Repubblica viene di fatto confermata, nel tentativo di smentirla, anche da Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera. Interpellato sul tema da Affaritaliani.it, Osnato parla sì di toni “apocalittici”, ma proprio prendendo a pretesto la procedura d’infrazione spiega che “bisogna ragionare sulla misura”. Aprendo a una “revisione della norma”. Che potrebbe voler dire anche un cambio nome, quindi.