Prima di volare a Bruxelles, la Meloni ha detto che ora “la voce dell’Italia in Europa sarà forte”. Parole ingenerose verso i suoi predecessori, in particolare verso Conte che ha portato a casa oltre 200 miliardi di euro con il Pnrr. Maria Angela Danzì, neo-eurodeputata M5S, qual è il suo giudizio su queste frasi?
“Giorgia Meloni rinnega se stessa. Poche settimane fa in campagna elettorale aveva utilizzato parole di spregio verso l’Unione europea che aveva sostenuto il rilancio della nostra economia dopo la pandemia. Come ha ricordato Giuseppe Conte durante le dichiarazioni di voto per la fiducia alla Camera, se fosse stato per Meloni e Fratelli d’Italia oggi non avremmo 209 miliardi di fondi europei da gestire e spendere. Se Meloni vuole essere credibile a Bruxelles dovrebbe prima dichiarare pubblicamente di essersi sbagliata sul Next Generation EU, altrimenti, a parte qualche pacca sulle spalle, non otterrà molto di più a Bruxelles”.
L’amicizia con l’estrema destra spagnola di Vox e i leader euroscettici del patto di Visegrad. Con il Governo di Centrodestra siamo già gli osservati speciali della Commissione Ue?
“La Commissione europea ha assunto un atteggiamento attendista e di rispetto del voto degli italiani, che noi condividiamo. Noi non tiferemo mai contro il nostro Paese e non ci auguriamo uno scontro con Bruxelles, ma è chiaro che per esempio se il governo italiano vuole ottenere qualcosa sul dossier energia deve cambiare alleati europei. Un esempio su tutti, la settimana scorsa è stato raggiunto l’accordo sullo stop alle auto inquinanti a partire dal 2035. Questo rappresenta la prima sconfitta europea di Meloni-Salvini che a Strasburgo avevano votato contro il bando delle auto inquinanti. Dopo esser votato al Parlamento europeo, toccherà al governo italiano esprimersi in sede di Consiglio. Cosa farà la Meloni? Lo sosterrà con la maggioranza dei Paesi membri o schiererà l’Italia in minoranza? La Meloni dovrà scegliere se continuare a fare propaganda e attaccare Bruxelles o invece lottare per chiedere una transizione giusta e sostenibile per le nostre imprese e milioni di cittadini italiani”.
Il viaggio a Bruxelles arriva dopo le prime frizioni tra Berlino e Roma sull’emergenza migranti. A chi giova questo braccio di ferro con l’Ue?
“All’Italia certamente no. Sia chiaro, se la Meloni pensa di fare da sola sul tema immigrazione va a schiantarsi contro un muro. Il nuovo Patto su migrazione e asilo prevede una solidarietà fra i Paesi membri volontaria e non automatica e obbligatoria. Inoltre, le complesse procedure di screening previste rischiano di penalizzare l’Italia e i migranti stessi che meritano invece risposte celeri e nel rispetto dei loro diritti. I sovranismi sono contrari agli interessi del nostro Paese perché noi abbiamo bisogno che tutti i Paesi europei si assumano le loro responsabilità e non il contrario”.
Ritiene legittima la richiesta della Meloni di utilizzare i fondi di coesione non spesi per contrastare l’emergenza energetica?
“Abbiamo delle perplessità sull’uso dei fondi strutturali europei del settennio 2014-2020 per far fronte ai rincari dei costi dell’energia. Si tratta di fondi già stanziati per il Sud Italia, risorse che andrebbero recuperate inchiodando le Regioni governate da centrodestra e centrosinistra alle loro responsabilità nei ritardi di spesa. Stiamo, inoltre, parlando di stanziamenti modesti, per l’Italia appena 4 miliardi. Alle imprese del Nord, alle pmi e alle famiglie serve ben altro. Per noi non serve una partita di giro, ma risorse nuove e fresche. Per questa ragione abbiamo proposto un Energy Recovery Fund, come fatto in pandemia con il Next Generation Eu”.
Sempre contro la crisi energetica la Meloni ha chiesto di organizzare un programma simile al Sure, con emissioni di debito europeo a basso costo. Che ne pensa di questa proposta?
“Siamo alle comiche. Meloni sposa adesso il programma Sure che prevede solo prestiti quando pochi mesi fa non aveva votato a favore del Recovery Fund che, oltre ai prestiti, prevedeva anche dei trasferimenti a fondo perduto. Ripeto, se la Meloni non rinnega le sue proposte nazionaliste e sovraniste farà solo male all’Italia”.
Altro tema affrontato è la guerra in Ucraina, con l’Ue che ha chiesto all’Italia di continuare a supportare la linea bellicista. Eppure gli italiani scenderanno in piazza per chiedere la fine delle ostilità. Non è curioso che il governo sovranista stia ignorando i suoi cittadini?
“Su questo tema non vedo cambiamenti fra Giorgia Meloni e Mario Draghi. L’escalation militare a cui stiamo assistendo, che non esclude persino l’uso di armi nucleari, è inaccettabile ed esporrebbe l’intera umanità a conseguenze drammatiche. La manifestazione per la pace che si terrà sabato a Roma e alla quale io parteciperò è un segnale anche per l’Unione europea. Il Movimento 5 Stelle ha sempre condannato nella maniera più ferma l’aggressione russa all’Ucraina e, proprio perché abbiamo a cuore i cittadini ucraini, dobbiamo far tacere i tamburi di guerra e imporre una soluzione negoziale e diplomatica che porti la pace. Su questo la saggezza del Vaticano e di Papa Francesco potrebbero giocare un ruolo decisivo”.
Intanto nella sua Milano la Moratti si è dimessa da vice governatrice e c’è parte del Pd che vorrebbe candidarla alle regionali. Che ne pensa?
“Penso che in Lombardia il centrodestra ha dimostrato la sua incapacità di governare. È giunto il momento di cambiare costruendo una alternativa vera, credibile e autorevole, partendo dai territori, dalle valli e dalle periferie e ridando centralità ai Comuni e alle Provincie. Vanno eliminati tanti enti inutili e riformato il centralismo regionale che ha dimostrato tutti i suoi limiti durante la pandemia. Il Movimento 5 Stelle si prenderà cura degli interessi dei cittadini lombardi e dialogherà con tutti quelli che vogliono costruire una piattaforma programmatica alternativa all’amministrazione Fontana. Vogliamo rilanciare la sanità pubblica, investire nel trasporto pubblico e contrastare l’inquinamento che soffoca le nostre città. Insieme a Dario Violi e alla nostra squadra di consiglieri regionali possiamo costruire un progetto vincente. I cittadini lombardi vogliono cambiare ed è un discorso che vale per tutti. Pensando ai candidati proposti mi piace ricordare che tra le fotocopie e gli originali i cittadini scelgono l’originale”.