“Grazie Silvio, ti renderemo orgoglioso”. È questa la ‘promessa’ che Giorgia Meloni ha fatto a Silvio Berlusconi, nel giorno dei funerali di Stato dell’ex presidente del Consiglio e leader di Fi. Una promessa che il governo inizierà a mantenere già oggi pomeriggio, con il Consiglio dei ministri che avrà all’ordine del giorno il primo pacchetto di norme di riforma della giustizia.
Oggi il Consiglio dei ministri che avrà all’ordine del giorno il primo pacchetto di norme di riforma della giustizia
Nel testo, su cui ha lavorato il ministro Carlo Nordio, molti dei temi che sono stati al centro delle battaglie di Berlusconi. Si tratta di un ddl in otto articoli che contiene, tra le altre cose, limiti (a tutela di terzi non sottoposti a indagini) alla diffusione delle intercettazioni; norme sulla carcerazione preventiva e sull’informazione di garanzia; la revisione di alcuni reati contro la pubblica amministrazione, a partire dall’abuso d’ufficio. Proprio su questa fattispecie di reato, nei giorni scorsi, erano emersi i dubbi della Lega, ma Nordio ha assicurato di avere in tasca “l’accordo politico”.
Per quanto riguarda le intercettazioni, si tratta di un primo passo, a cui seguirà una riforma complessiva. L’arrivo della riforma in Cdm il giorno dopo i funerali di Berlusconi è una coincidenza temporale secondo alcuni, ma certo il provvedimento viene visto anche come un tributo all’ex premier – che sarà probabilmente ricordato a inizio seduta con un minuto di silenzio – e al suo partito. Del resto, come ha ricordato il Guardasigilli, Berlusconi ha sempre inteso “orientare in senso garantista e liberale” la giustizia.
Come detto, però, a creare discussione è l’idea di cancellare l’abuso di ufficio. L’articolo 323 del codice penale è “abrogato” tout court: non sarà più punibile il pubblico ufficiale che, violando la legge, “intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto”. Se il testo diventerà legge, l’Italia diventerà l’unico Paese del mondo sviluppato in cui questa condotta non costituisce reato. Una vittoria di Nordio e dei berlusconiani, che hanno insistito sulla cancellazione per tutelare – a loro dire – gli amministratori locali dalla famigerata “paura della firma“.
Con le nuove depenalizzazioni l’Italia rischia di andare incontro a un’altra procedura di infrazione Ue
Lega e Fratelli d’Italia, invece, avrebbero preferito un ulteriore ridimensionamento della fattispecie, che dopo la riforma del 2020 si applica già in casi limitatissimi. Il governo ha scelto di ignorare gli avvertimenti degli addetti ai lavori, che – ascoltati in audizione sulle proposte di legge depositate sullo stesso tema alla Camera – avevano avvertito come l’eliminazione dell’abuso d’ufficio ci avrebbe posto in contrasto con gli impegni internazionali sottoscritti con l’Onu e l’Unione europea.
E non è un caso che, nella relazione, il ministro lasci la porta aperta a un passo indietro: “Resta ferma la possibilità di valutare in prospettiva futura specifici interventi additivi volti a sanzionare, con formulazioni circoscritte e precise, condotte meritevoli di pena in forza di eventuali indicazioni di matrice euro-unitaria che dovessero sopravvenire”.
Ma non è finita qui. C’è anche il tema delle intercettazioni a far discutere. Il divieto di pubblicazione anche parziale, attualmente previsto solo per i nastri non acquisiti al procedimento, si estende a qualsiasi dialogo che non sia stato “riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”. Non potranno più essere pubblicate, quindi, nemmeno le conversazioni citate nelle richieste di misure cautelari del pubblico ministero. Temi scottanti, dunque. Su cui, peraltro, Iv e Azione già hanno dato apertura. Si profila l’ennesima battaglia sulla giustizia.