«Andreotti ne ha sotterrato un altro». Siamo abituati a leggere, in particolare sui social network, espressioni di questo genere ogni qual volta passa a miglior vita un personaggio noto ed avanti negli anni. E’ accaduto recentemente, ad esempio, alla scomparsa di Rita Levi Montalcini seguendo un copione che innesca una battuta facile e forse non di ottimo gusto. Non è fenomeno recente, perché è da tempo che il longevo Fanciullo «sotterra» protagonisti della scena pubblica più o meno suoi coetanei. Ed avvenne anche nel 2005 quando Giovanni Paolo II tornò alla casa del Padre. La biografia del leader democristiano si può facilmente scandire attravero le successioni al Soglio Pontificio, e il riferimento a PaPa Wojtyla segna a questo propposito uno spartiacque perché è proprio quando è stato eletto il Papa polacco che Andreotti (come racconta in Ad ogni morte di Papa – Rizzoli, 1980) si è sentito per la prima volta vecchio, perché il nuovo successore di Pietro era più giovane di lui.
Il Divo, che tanti pontefici ha conosciuto e «sotterrato», come sappiamo è sopravvissuto a Giovanni Paolo II, ed ora vive la singolare situazione della Sede vacante in pendenza di un conclave che eleggerà un Papà nuovo mentre il predecessore sarà ancora in vita. Ratzinger, con la sua scelta storica, ha così anche disinnescato l’amara battuta che era pronta da tempo, ed ha confermato quell’adagio andreottiano che spiega che se è vero che la vecchiaia è una brutta bestia, è ancora più vero che l’alternativa è certamente peggio.