La situazione idrica a Roma diventa, giorno dopo giorno, sempre più intricata. E così, mentre dalla mezzanotte di questa sera, venerdì 28 luglio, partirà il razionamento dell’acqua nella Capitale, da una parte il ricorso presentato da Acea contro la decisione d’imperio del Governatore Nicola Zingaretti di stoppare il prelievo dal lago di Bracciano è stato bocciato dal tribunale delle acque del Lazio, dall’altra le novità sono soprattutto giudiziarie, dato che ieri i militari del Nucleo operativo ecologico hanno perquisito gli uffici di Acea Ato2 e hanno consegnato un avviso di garanzia per inquinamento ambientale al suo presidente, Paolo Saccani. La procura di Civitavecchia ha aperto infatti un’inchiesta proprio sulla crisi idrica del lago di Bracciano. A rendere nota la ragione della perquisizione, gli stessi militari in una nota, nella quale si comunica che “con riferimento alla criticità ambientale che sta interessando il lago di Bracciano, oggetto negli ultimi giorni di enfasi mediatica, si rappresenta che sono state presentate più denunce alla Procura della Repubblica di Civitavecchia che ha delegato le indagini ai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Roma, disponendo la contestuale esecuzione di una perquisizione locale, previa notifica di avviso di garanzia per inquinamento ambientale”. L’indagine nasce da due denunce presentate da un parlamentare e da alcuni sindaci delle aree vicine al lago di Bracciano.
L’altro schiaffo – Ma non è l’unica batosta per Acea. Perché, come detto, anche il ricorso presentato è stato rigettato dal tribunale delle acque che, in sostanza, ha dato ragione a Zingaretti. “Il provvedimento – scrivono i giudici – in esame non appare inficiato da irragionevolezza, considerato che tutti i Comuni” limitrofi o confinanti col lago di Bracciano “si sono espressi favorevolmente” rispetto ad un intervento “della Regione Lazio diretto ad interrompere il prelievo di acqua al fine di impedire un ulteriore abbassamento del livello idrometrico”.
Le prossime mosse – Appena due giorni fa per cercare di risolvere la battaglia dell’acqua era stato convocato un vertice in Campidoglio al quale hanno partecipato i dirigenti di Acea, la sindaca della Capitale, Virginia Raggi e l’assessore alle Infrastrutture della Regione Lazio Fabio Refrigeri. Due le ipotesi proposte da Acea, che ha chiesto una exit strategy per evitare il razionamento idrico nei quartiere romani: attingere l’acqua da altri sorgenti (ovvero altri bacini del Lazio) aspettando che il lago di Bracciano risalga di livello oppure un “emendamento all’ordinanza regionale”, nella sostanza la possibilità di prelevare ancora da Bracciano ma molto meno di quanto fatto finora. Due strade, a questo punto, entrambe quasi naufragate. Perché di fatto mancano 24 ore allo stop al prelievo. Speranzoso il ministro Gian Luca Galletti: “spero che da qui a domani si possa trovare una soluzione per evitare quello che io non voglio, cioè che un milione e mezzo di romani restino senza acqua”. Una speranza di tanti.
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