C’è da chiedersi se non sia un bluff la tanto sbandierata “buona classe politica” della Lega. Del resto se l’esempio è quello delle Regioni più ricche, come Lombardia e Veneto, nonostante nemmeno queste siano esenti da problemi, la tesi potrebbe reggere. Ma quando si allarga il discorso ad aree meno economicamente fortunate, come la Sardegna, le cose sembrano andare molto diversamente. “Pressapochismo, disprezzo delle norme e nessuna trasparenza hanno portato al blocco della Regione che non ha bilancio, non ha fatto niente sulla sanità e sta mettendo a rischio il diritto dei sardi alla continuità territoriale” è l’accusa rivolta al governo regionale ed al presidente della Regione, il leghista Christian Solinas, dal capogruppo dei Progressisti Francesco Agus nel corso di un incontro a cui hanno preso parte tutte le forze dell’opposizione.
Non si tratterebbe di accuse campate in aria perché a loro supporto le opposizioni, con in testa M5S e Pd, hanno preparato un mini dossier su “dieci mesi di ritardi, proroghe e moltiplicazione delle poltrone” in enti e agenzie che inciderebbe per 3,3 milioni di euro in più all’anno sulle casse regionali. Basterebbero queste accuse per mettere in dubbio le qualità di quest’amministrazione a trazione leghista ma la minoranza in Regione, in quella che sembra una vera e propria resa dei conti, ha alzato il tiro precisando che tutte queste problematiche sarebbero servite a mascherare l’emanazione “di atti falsi” e per continuare “a sprecare denaro pubblico” impunemente.
DELIBERE FANTASMA. Si tratta di parole di fuoco che troverebbero conferma in una serie di delibere fantasma denunciate da Agus che ha raccontato come “la mancata pubblicazione delle delibere sul sito istituzionale non è solo legata a un problema di trasparenza” perché “abbiamo contezza del fatto che l’Esecutivo possa aver approvato atti falsi che a cascata hanno viziato quelli successivi”. Un esempio su tutti, spiega il consigliere, è quello del disegno di legge sulla riorganizzazione della presidenza della Regione che, approvata il 3 ottobre, “non è ancora cliccabile” e di cui “abbiamo fatto due volte richiesta di accesso agli atti ma sono cadute nel vuoto”. Questo, ha spiegato Agus, “significa semplicemente che l’atto non esiste”. Va detto che nei giorni scorsi, subito dopo il vertice di maggioranza, il presidente Solinas aveva annunciato che, prima di occuparsi della Finanziaria, il Consiglio avrebbe dovuto esaminare proprio la riforma della struttura della presidenza della Regione ossia il disegno di legge che, secondo il capogruppo progressista, non esiste.
TANTE PAROLE, POCHI FATTI. Eppure al momento dell’elezione, il governatore leghista dichiarava: “Ha vinto la Sardegna. È stato premiato il progetto di governo che abbiamo presentato”. Il tutto condito da frasi sulla sicura e futura rinascita dell’isola che, a conti fatti, sembra non esserci stata. Del resto, nonostante la larga vittoria, la giunta che doveva esportare il modello di macchina amministrativa del Carroccio si ingolfava quasi subito. La prima rogna arrivava dalle verifiche sugli eletti in Consiglio regionale in cui spuntavano due candidati del centrodestra dichiarati impresentabili dalla Commissione Antiamafia. La seconda è che, dopo settimane di trattative inconcludenti per comporre la giunta, Solinas pensava bene di superare l’impasse, al fine di evitare guai peggiori, nominando appena 5 assessori su 12.