“La lotta alla criminalità organizzata è una priorità per questo Governo”. Tanto basta per capire quanto sia “immeritata e irresponsabile” la mozione di sfiducia avanzata dalle opposizioni nei confronti di Alfonso Bonafede. Non ha dubbi il sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi sul “suo” ministro e sull’operato dell’intero esecutivo in merito al contrasto alle mafie, specie considerando dal “pulpito” da cui arrivano alcune delle critiche piombate sul Guardasigilli. “E l’ultimo decreto legge approvato – spiega ancora Ferraresi – è la dimostrazione del nostro continuo impegno sul tema”.
Da mercoledì in effetti i primi boss mafiosi scarcerati per l’emergenza Covid, come Antonino Sacco, sono tornati in cella. Allarme rientrato?
È certamente un ottimo segnale che arriva a poche ore dall’approvazione del nuovo decreto legge voluto dal Ministro Bonafede, con il quale rispondiamo alle criticità tempestivamente e con fatti concreti, e dimostra che la lotta alla criminalità organizzata è una priorità del Governo. Il “decreto antimafia” sancisce che i magistrati rivalutino le detenzioni domiciliari per ragioni sanitarie concesse a condannati per reati di criminalità organizzata di tipo terroristico o mafioso, alla luce del mutamento delle condizioni esterne connesse all’emergenza Covid. Tra le altre misure il decreto che prevede l’obbligo per i giudici di sorveglianza di acquisire il parere della Direzione nazionale antimafia e delle procure distrettuali sulle decisioni che riguardano i rinvii di esecuzione per motivi sanitari relativi ai detenuti per reati di mafia e terrorismo.
Il ministero ha disposto un’ispezione per accertare eventuali errori o distorsioni all’interno della macchina giudiziaria proprio in relazione alle scarcerazioni di personaggi legati al crimine organizzato. Ci sono dei primi riscontri?
Le ispezioni e gli accertamenti, anche interni, sono stati disposti e si attendono i risultati. Questo ovviamente non significa andare a ledere la piena autonomia e indipendenza delle decisioni che spettano unicamente alla magistratura.
Proprio a La Notizia, all’indomani delle proteste nei penitenziari, lei aveva parlato di una regia dietro le rivolte. Cos’è emerso di nuovo a riguardo?
Anche queste indagini sono ad oggi in corso, attendiamo fiduciosi l’operato della magistratura.
Le opposizioni hanno annunciato una mozione di sfiducia per il ministro Bonafede. I numeri, specie al Senato, sono risicati, nonostante Italia Viva abbia assicurato, pur criticando il Guardasigilli, che non farà venir meno il suo appoggio. Crede che il governo sia a rischio?
In generale dico che dovrebbe prevalere il senso di responsabilità, di tutti. L’Italia è forse l’unico Paese in cui, in un momento tanto delicato e per certi tratti drammatico, si cerca di far cadere il governo, peraltro su accuse ridicole fatte a un Ministro, Bonafede, con cui abbiamo portato avanti leggi contro la corruzione e per la legalità fin dal primo momento, con grandi difficoltà, ma anche con grandi risultati: dalla “Spazzacorrotti” al Codice Rosso, dalla legge per colpire i grandi evasori a quella sulla prescrizione, per citarne alcune, fino agli ultimi due decreti antimafia passando per investimenti epocali nel campo della giustizia. La mozione di sfiducia dunque è un atto immeritato e irresponsabile.
Le critiche più pesanti al ministro Bonafede sono arrivate da partiti che abbondano di indagati anche per reati mafiosi (Forza Italia) o devono restituire milioni di euro allo Stato (Lega). Non è un paradosso?
L’opposizione lo ha criticato in modo surreale, accusandolo di tutto e del suo contrario, da garantista esagerato che libera detenuti a “manettaro”. Non è arrivata una sola critica sensata, costruttiva e nel merito delle azioni intraprese. Questo fa capire che il fine non è dare il proprio contributo per trovare soluzioni, ma gettare il paese nello scompiglio e racimolare consensi. E’ ovvio che il vero paradosso però rimane, proprio dal pulpito da cui arrivano le critiche. Da partiti che hanno distrutto e affamato la giustizia, fatto leggi “ad personam” per garantire l’impunità ai propri appartenenti, nonchè proprio il fatto di avere al proprio interno soggetti impresentabili per aver commesso fatti gravi.