Il campanile di Accumoli, il comune del Reatino epicentro del sisma del 24 agosto 2016, era stato già danneggiato da due precedenti terremoti e chi doveva metterlo in sicurezza non lo aveva fatto a dovere, ma a farlo crollare non fu l’incuria dell’uomo. Una tragedia che non lasciò scampo a un’intera famiglia: padre, madre e due bambini. Così oggi, al processo di primo grado, che era in corso davanti al Tribunale di Rieti e che vedeva imputati 7 tra tecnici e amministratori, sono stati tutti assolti.
Quella notte di quasi 5 anni fa la scossa di terremoto aveva abbattuto la vela campanaria di Accumoli facendola piombare violentemente sul tetto dell’adiacente edificio e, dopo aver sfondato prima la copertura della casa canonica e poi altri due solai, fin dentro l’abitazione di proprietà del Comune dove abitava, in affitto, la famiglia Tuccio. Una montagna di macerie che causò la morte, nel sonno, di Andrea Tuccio e di sua moglie Graziella Torroni, entrambi 34enni, e dei loro due bambini, Stefano di 8 e Riccardo di appena 9 mesi.
L’inchiesta, condotta dalla Procura di Rieti, aveva concluso, mandando a processo 7 indagati con l’accusa di omicidio colposo e disastro colposo, che l’antica torre campanaria di Accumoli, già danneggiata da due precedenti terremoti – quello della Valnerina del 1979 e quello de L’Aquila del 2009 – non era mai stata messa seriamente in sicurezza. Una tesi che, tuttavia, non ha convinto il giudice monocratico del Tribunale di Rieti, Giovanni Riccardo Porro, che oggi ha assolto, perché il fatto non costituisce reato, l’ex sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci, e l’ingegner Matteo Buzzi, tecnico incaricato dei lavori che la Diocesi di Rieti aveva disposto sul campanile.
Assolti, perché il fatto non sussiste, anche gli altri 5 imputati: l’allora responsabile unico del progetto, l’architetto Pier Luigi Cappelloni; il collaudatore dei lavori a cui fu sottoposta la vela di Accumoli, l’architetto Mara Cerroni; i progettisti e direttori dei lavori, l’ingegnere Alessandro Aniballi e l’architetto Angelo Angelucci; e il geometra Giuseppe Renzi.
Il pm Lorenzo Francia, che ha rappresentato l’accusa in aula, aveva chiesto complessivi 42 anni di carcere, 6 per ciascuno degli imputati. L’inchiesta aveva sostenuto che solo all’indomani del sisma dell’Abruzzo del 6 aprile 2009, la Curia di Rieti si era decisa a mettere in sicurezza il vecchio campanile di Accumoli, ma i successivi lavori di riparazione e miglioramento sismico si erano limitati all’installazione di due esili barre in acciaio fissate ai lati della cella campanaria. Un lavoro che i periti della Procura aveva giudicato inutile, costato poche centinaia di euro e non in grado di evitare un crollo in caso di un altro sisma.
“E’ una vergogna. Ci sono stati quattro morti e sono stati tutti assolti” il commento dei familiari delle vittime. “Le sentenze si accettano ma fino a un certo punto. Leggeremo le motivazioni del giudice. Ma senza alcun dubbio ricorreremo in appello” ha annunciato all’Ansa l’avvocato della famiglia Tuccio, Lapo Becattini.