Per Paolo Gentiloni sarebbe merito del tanto osteggiato codice delle ong e degli accordi siglati con il Governo libico. Per gli esperti come Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione internazionale per i migranti (Oim), le ragioni invece sarebbero da ricercare sui maggiori controlli sulla terra piuttosto che in mare (in altre parole, ci sono meno barconi che partono, non più barconi che vengono fermati). Fatto sta che nelle ultime cinque settimane gli arrivi dei migranti in Italia si sono dimezzati, passando da più di 23 mila nel luglio 2016 a circa 11 mila. Oggi il totale degli sbarchi nel 2017 è in calo del 3,47% rispetto al totale del 2016. Anche se non è detto che questa situazione continui – l’estate non è ancora terminata – il Governo italiano, ovviamente, si è preso il merito di questa riduzione. Difficile, insomma, stabilire da cosa dipenda. Certo è che, come ha fatto notare l’Ispi, la diminuzione nel numero di sbarchi è iniziata nei primi giorni di luglio, mentre solo il 31 dello stesso mese è stato approvato il codice delle ong.
Addio trasparenza – Al di là di tanti numeri e sperticati auto-elogi, se spostiamo l’asse di indagine dalla traversata del Mediterraneo alle politiche di accoglienza nostrane, ci accorgiamo che più di qualcosa non quadra. A sollevare il caso è stato Pippo Civati: “Il Governo e il Pd – ha dichiarato ieri il segretario di Possibile – parlano spesso dei dati su sbarchi e accoglienza, snocciolando numeri e statistiche. Ma in materia di informazione e trasparenza verso i cittadini il ministro dell’Interno Minniti ha ben poco da insegnare”. La ratio di tale attacco va ritrovata nel fatto che da ormai da otto mesi sono stati letteralmente oscurati i dati sul sistema dei centri di accoglienza. La questione – di cui anche anche La Notizia si è occupata – era stata sollevata in un’interrogazione parlamentare, a prima firma Andrea Maestri, in cui si sottolineava che “in seguito a una verifica sui dati relativi al sistema d’accoglienza migranti”, era stato riscontrato “con stupore, la sostituzione di 4 dei 6 file presenti alla pagina dove sono rappresentati i dati relativi al fenomeno degli sbarchi e l’accoglienza dei migranti” in Italia. La denuncia era a dir poco scioccante: ai quattro file sostituiti (e relativi ai mesi di gennaio, febbraio, marzo ed aprile) “originariamente composti da 12 pagine, sarebbero state rimosse tre pagine, che fino a poche settimane fa erano facilmente consultabili da chiunque attraverso il portale del dipartimento”. Quelle pagine riguardavano proprio la presenza dei migranti nei centri d’accoglienza. Dal 15 maggio – giorno della presentazione dell’interrogazione – sono passati quasi tre mesi, durante i quali tuttavia il Governo, Minniti in testa, ha preferito non rispondere.
Di male in peggio – Ma non basta. Perché nel frattempo la situazione è, se si vuole, anche peggiorata: non solo i dati relativi al periodo gennaio-aprile non sono stati reintegrati ma, come se non bastasse, da maggio nulla è stato minimamente pubblicato riguardo alla presenza dei migranti nei vari centri d’accoglienza, negli hotpost o nel sistema Sprar. Insomma, la linea pare essere proprio quella di evitare di consegnare all’opinione pubblica numeri e cifre che, a questo punto, è lecito pensare non siano proprio lodevoli. “La consultazione delle informazioni – attacca ancora Civati – è necessaria per monitorare l’esplosione dei centri straordinari di accoglienza (Cas), di gestione prefettizia, su cui spesso si sono concentrate le attenzioni pubbliche per problemi di pessima gestione e di sovraffollamento”. Basti pensare ai tanti episodi di violenza dovuti proprio al sovraffollamento nei centri d’accoglienza. “Insomma, il ministro Minniti e il Governo di cui fa parte – conclude Civati – predicano trasparenza e legalità, ma razzolano opacità”. Appunto.
Tw: @CarmineGazzanni