Dentro il decreto Pnrr quater l’esecutivo ci ha infilato la qualunque. Dalle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, ovvero la contestata, da opposizioni e sindacati, misura sulla patente a punti all’emendamento che assicura lo stipendio da presidente del Cnel a Renato Brunetta, che da pensionato non ne avrebbe diritto. Dai fondi per i centri di accoglienza in Albania alle nuove disposizioni su PagoPa. Ma la norma estranea al cuore del provvedimento che ha provocato una presa di posizione netta di contrarietà da parte dell’Europa è stata quella riguardante l’aborto che prevede la presenza nei consultori delle associazioni pro-life.
Stroncata dalla Commissione Ue la misura sull’aborto inserita nel decreto Pnrr quater
“Il decreto Pnrr contiene delle misure che riguardano la struttura di governance del Pnrr e questi aspetti sono legati effettivamente al Piano di ripresa e resilienza italiano ma ci sono altri aspetti che non sono coperti e non hanno alcun legame con il Pnrr, come ad esempio questa norma sull’aborto”, ha dichiarato la portavoce della Commissione Ue per gli Affari economici, Veerle Nuyts. Un norma che qualche giorno fa era stata criticata anche dalla Spagna. Ana Redondo, ministra per l’Uguaglianza spagnola, ha puntato il dito contro le “pressioni organizzate contro le donne che vogliono interrompere una gravidanza” e contro “la strategia dell’estrema destra” di “minacciare per togliere diritti e frenare la parità”.
Parole che hanno fatto infuriare la premier Giorgia Meloni: “Quando si è ignoranti su un tema – ha replicato – si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni”. Premier che giovedì è tornata a difendere la norma voluta dal suo partito: “E’ la sinistra che vuole cambiare la 194, non noi. Noi vogliamo garantire solo scelte libere”, sono state le sue parole.
La norma prevede la presenza nei consultori delle associazioni pro-life
Le Regioni, nell’organizzare i servizi dei consultori, possono “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”, recita l’emendamento di FdI al dl Pnrr approvato dalla Camera. Il coinvolgimento delle “associazioni pro-life” nei consultori “rappresenta l’ennesima offesa ai diritti della donna e alla sua autodeterminazione”, è “vergognoso”, hanno detto M5S e Pd.
Ma in realtà sulla questione si è incrinata anche la compattezza della maggioranza. Alla Camera, poco prima dell’approvazione del decreto, è stato esaminato un ordine del giorno del Pd che puntava a tutelare il diritto all’interruzione di gravidanza nei consultori: la maggioranza lo ha respinto ma 18 deputati si sono astenuti. Tra questi ci sono stati 15 leghisti, compreso il capogruppo Riccardo Molinari, e un azzurro, Paolo Emilio Russo. “Sui temi etici abbiamo lasciato libertà di coscienza e quindi c’è stato chi ha seguito le indicazioni del governo e chi si è astenuto”, ha chiarito Molinari. Ora le opposizioni brindano alla bocciatura arrivata da Bruxelles.
Brindano le opposizioni
“È davvero vergognoso che il governo utilizzi i fondi europei stanziati per il rilancio del Paese all’uscita dalla pandemia per fare propaganda ideologica e per calpestare i diritti, la libertà di scelta e l’autodeterminazione delle donne”, dichiarano i parlamentari del M5S. E se per Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, la Commissione Ue non si deve far “influenzare dalle fake news diffuse dalla sinistra in Italia”, la rete nazionale dei consultori, che ha già manifestato davanti a Montecitorio, e Non una di Meno hanno organizzato un sit-in per lunedì davanti al Senato, dove partirà l’esame del decreto.