Farsi una risata aiuta sempre, anche quando c’è poco da ridere. Figuriamoci in campagna elettorale, dove i partiti – e in particolare i sedicenti candidati premier – fanno a gara a chi la spara più grossa. Pane per i denti dei social network, scatenati nell’ironizzare su questa o quella proposta ma anche nel prendere in giro, coi cosiddetti profili fake, i leader, estremizzandone gli eccessi. Sulla rete nelle ultime 72 ore è stato l’hashtag #AbolisciQualcosa a fare tendenza, tanto da dare vita alla fine ad un vero e proprio profilo (@AboliamoQualcosa). Il leader della Lega, Matteo Salvini, propone la cancellazione della legge Fornero (facendo arrabbiare Berlusconi)? Quelli di Pd e Liberi e Uguali, Matteo Renzi e Pietro Grasso, di dire “basta” al pagamento di canone Rai e tasse universitarie? E allora perché, si domanda per esempio Federico Bezzi su Twitter, non abolire pure i sandali coi calzini corti? O i lacci delle scarpe coi pon pon, come suggerisce Citazioni famose? Ma perché fermarsi qui? Avanti, forza. Basta coi panzerotti al forno, dal 4 marzo 2018 – cinguetta Vincenzo Lamanna – si mangeranno solo quelli fritti. “Aboliamo le birre piccole”, suggerisce invece fettinepanate. Facciamo lo stesso con la micidiale accoppiata pasta-e-ketchup, gli fa eco FOOD blogzine.
Televideo Nius invece fa il verso a Luigi Di Maio, che 48 ore fa ha lanciato il sito leggidaabolire.it promettendo la cancellazione di 400 norme inutili (a iniziare da spesometro e redditometro): “Di Maio si fa prendere la mano e annuncia di voler abolire Di Maio”. Niente a confronto con la promessa di Renzo Mattei (74mila follower), conosciutissimo fake del segretario dem: “Abolirò il PD. Avete capito bene, abolirò il PD (i sondaggi lo confermano)”.
La revolución – Ecco, i fake. Sul web – e in particolare su Twitter – ce n’è davvero per tutti i gusti. Tra i più famosi e citati c’è senza ombra di dubbio Gianni Kuperlo (34.300 follower), parody account dell’ex presidente del Pd. Che il 2 gennaio ha profetizzato: “Il 2018 sarà l’anno più di sinistra che ci sia: perderemo le elezioni e faremo tanti convegni sul cinquantennale del ’68, con delle tartine squisite”. E ancora (21 dicembre): “I giornali chiedono alla Boschi di farsi da parte per salvare il PD. Noi invece insisteremo sulla Boschi, così almeno avremo un alibi”. Non poteva mancare all’appello uno come Carlo Calenda. Anche il ministro dello Sviluppo economico, da molti indicato come il possibile premier di un Governo di larghe intese, si è “conquistato” il suo personalissimo account fake: Carlo Callende (“solo 1.639 follower per adesso, ma c’è tempo per crescere). Circostanza che non ha per niente indispettito Calenda. Anzi. Ieri, presi dalla curiosità, abbiamo mandato al ministro un sms su WhatsApp, chiedendogli quale, fra i 59 tweet finora pubblicati, fosse quello che lo aveva divertito di più. Risposta: “La presa in giro sul guerrigliero con il nome di battaglia Bottini che invece della sierra maestra si ritira sulla collina dei Parioli” (“Durànte la resistencia partijana sobre la montaña pariolina el mi nombre de batallia eras “Enrico Bottini”. #callendismo”).
Stesso discorso per Massimo D’Alema, uno restio al social. Al suo posto, ovviamente con tutte le ilarità del caso, a cinguettare ci pensa D’Alema er Massimo (@MassimoLeaderPD). “Far dire a Di Maio che il contratto che prevedesse multa al parlamentare che cambia gruppo sarebbe inficiato da nullità della causa. Non ha finito giurisprudenza, ma diritto privato è esame del primo anno”, la freddura lanciata nei confronti del candidato premier dei Cinque Stelle datata 30 dicembre.
Ma è Barbie? – Non si sa quanti voti prenderà alle urne (il navigato Fabrizio Cicchitto ha pronosticato il 3,5%), ma un effetto Civica Popolare, il neonato movimento guidato da Beatrice Lorenzin, un effetto lo ha avuto: quello di scatenare l’ilarità degli utenti di Twitter. Sul logo, un cerchio con sfondo fucsia sul quale campeggiano i simboli dei cinque partiti che hanno contribuito alla nascita – dall’IdV ad Ap – e un “fiore petaloso”, gli utenti della Rete non si sono risparmiati. C’è chi lo ha paragonato al coperchio della vaschetta di una coppa di gelato, chi ha scambiato la peonia col fiore che si trova nel simbolo di una nota catena di supermercati, chi ancora a quello di un detersivo per piatti. Il primo premio se l’è aggiudicato, però, chi ha messo al posto della Lorenzin il nome “Barbie”. È la satira, bellezza! Del resto, farsi una risata aiuta sempre, anche quando c’è poco da ridere.
Twitter: @GiorgioVelardi