Andare all’estero per ottenere l’abilitazione all’insegnamento di sostegno. Evitando così la trafila prevista in Italia. Una scorciatoia comoda che consente di avere una cattedra, sopravanzando chi invece cerca di ottenere l’abilitazione in Italia. Il caso è nuovamente esploso, perché si è registrato un nuovo boom di viaggi in Paese dell’Unione europea. Già tra il 2012 e il 2014 il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) ha emanato 500 decreti attuativi solo per l’insegnamento conseguito in Romania. In attesa dei nuovi dati, la deputata del Partito democratico, Mara Carocci, ha presentato un’interrogazione alla Camera. Lo scopo è quello di fare chiarezza sulla situazione. “Abbiamo portato all’attenzione del Governo il fenomeno che è quantomeno preoccupante”, spiega a La Notizia Laura Coccia, parlamentare del Pd, anche lei firmataria del documento depositato a Montecitorio.
PERCORSO IN SALITA
La soluzione non è facile da trovare. Di mezzo ci sono le normative europee che costringono la ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, a riconoscere le abilitazioni ottenute all’estero. “Il percorso in Italia è complesso, mentre altrove è più agevole. E la vicenda è sicuramente delicata e spinosa, perché il ministero è obbligato dall’Ue al riconoscimento dei titoli”, racconta Coccia. Nel dettaglio, infatti, “i corsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, devono prevedere l’acquisizione di un minimo di 60 crediti formativi”, si legge nell’interrogazione. E non solo. Per arrivare a questo obiettivo: “Bisogna comprendere almeno 300 ore di tirocinio pari a 12 crediti formativi universitari e articolarsi distintamente per la scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo grado e secondo grado”. Perciò alcuni insegnanti preferiscono accorciare i tempi, facendo qualche breve soggiorno all’estero, specie in Paese come la Romania che hanno un meccanismo meno stringente. Senza che il Miur muova un dito.
RISCHIO PREPARAZIONE
“Il fenomeno diventa macroscopico per la specializzazione sul sostegno, vista la carenza di insegnanti specializzati”, ha scritto Carocci nell’interrogazione. E c’è un ulteriore dubbio: all’estero non sempre si riesce a garantire la stessa qualità della preparazione. “È vero, talvolta non c’è sempre la stessa attenzione”, ammette Coccia. “Ma non si può sindacare nel merito. Di sicuro c’è un fatto: sugli insegnanti di sostegno l’Italia è uno dei Paesi più all’avanguardia”, chiosa la deputata. Per questo molti parlamentari dem hanno messo nero su bianco, chiedendo alla Giannini: “Quali iniziative intenda intraprendere per impedire che possa proseguire questa pratica, gravemente lesiva dei diritti dei ragazzi ad una didattica di qualità”. Per ora il Miur si è limitato a promettere un intervento per prevenire gli abusi.