Di Antonello Di Lella
Quattro quesiti referendari per rendere meno aspro il fiscal compact. E assestare un primo colpo alle politiche dell’austerità. Il patto sulle politiche fiscali non può essere eliminato attraverso un referendum, trattandosi di un accordo internazionale sottoscritto da più Paesi, ma l’iniziativa mira ad abrogare quei pezzi del provvedimento, introdotti in Italia dal governo Monti, che lo hanno reso più amaro di quanto fosse. Sono proprio questi i punti contestati dal comitato referendario presieduto dal professore Gustavo Piga: “Ci ha salvato Mario Monti che ha aggiunto del suo nella legge che lo ha importato in Italia. Su quello abbiamo presentato quattro quesiti”, spiega Piga, “e dal 3 luglio siamo in giro per raccogliere le firme. L’obiettivo è di aprire il dibattito. Perché questa ottusa austerità sta colpendo i più deboli che stanno perdendo opportunità”. Il referendum “Stop austerità” è stato presentato ieri con il sostegno di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale. Ma nel comitato ci sono numerosi economisti e giuristi, con posizioni politiche differenti, ma che insieme si oppongono al patto fiscale definendolo una “follia”.
I punti contestati
Nel mirino del comitato presieduto da Piga è finita la legge 243 del governo Monti, quella che mette in atto il fiscal compact in Italia. Il referendum punta ad abrogare quelle parti di due disposizioni che consentono di andare al di là degli obiettivi di bilancio stabiliti dall’Unione. Un altro punto messo in discussione dal referendum proposto punta il dito contro l’impossibilità di effettuare operazioni di indebitamento, in relazione alle partite finanziarie, anche se non si verificano gli specifici eventi di carattere straordinario. E non permesse dalla 243. Altra contestazione sollevata alla legge è l’aver recepito il fiscal compact come un obiettivo da raggiungere immediatamente, mentre spiega l’economista Piga a La Notizia “l’obiettivo è nel medio termine, da conseguire dinamicamente e non immediatamente come previsto dalla 243”. L’ultimo quesito, invece, intende abrogare quella parte della legge che impone l’attivazione del meccanismo di correzione quando si determina uno scostamento considerato “significativo” anche sulla base di trattati internazionali.
La raccolta delle sottoscrizioni
Va avanti quasi da un mese la raccolta firme. E al 30 luglio le sottoscrizioni hanno già superato quota 100mila (ne occorrono 500 mila). Ma da ieri il comitato ha incassato anche il sostegno di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale. “Abbiamo aderito come Fdi-AN ai referendum contro il Fiscal Compact promossi dal Comitato “Stop Austerità” perché riteniamo imprescindibile la ridefinizione delle condizioni poste dall’Ue per far uscire l’Italia dalla crisi economica”, afferma l’esponende di Fdi-An, Gianni Alemanno, “il presidente Renzi fa di tutto per nascondere il devastante impatto sui conti italiani del Fiscal Compact e continua a negare la necessità di una manovra economica, ma in realtà, se non viene modificato questo trattato europeo, l’Italia nel 2015 dovrà tagliare i suoi conti di almeno 30 mld di euro”. Il 30 settembre è il termine ultimo per chiudere la raccolta. Poi si tireranno le somme.