Chi in questi giorni ha avuto modo di frequentare il settimo piano di Viale Mazzini parla di un clima tutt’altro che rilassato. Se fino a poche settimane fa in tanti tra conduttori, dirigenti e direttori pensavano di vivere in una botte di ferro visto l’exploit elettorale della Lega di Matteo Salvini, oggi gli stessi conduttori, dirigenti e direttori si ritrovano con le spalle al muro, senza più “santi protettori” e nella diffidenza di chi fino a ieri quasi li venerava, sperando a sua volta in un piccolo posto in paradiso. Una sorta di rivoluzione silenziosa e implicita.
“Non c’è bisogno che si dica che tizio o caio è a rischio, ognuno lo capisce da sé e trae le sue conclusioni”, spiega uno storico dirigente di Viale Mazzini. Il primo ad essere andato in allerta è Marcello Foa: il presidente non ha mai riscosso le simpatie né del Pd né dei Cinque stelle. E dunque è più che probabile che si troverà l’escamotage per sostituire la figura di garanzia che, dicono le malelingue dentro e fuori Viale Mazzini, “non è mai stato di garanzia”. Una pista è stata offerta dal deputato dem e segretario della Vigilanza, Michele Anzaldi che, su Facebook, ha spiegato come la legge di riforma del 2015, all’articolo 7, attribuisce al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, il potere di revoca del presidente.
Una strada, però, rischiosa considerando che la cosa potrebbe bloccare la macchina Rai per mesi. Ed ecco allora che non pare peregrina l’ipotesi che sia lo stesso Foa a fare un passo indietro non essendo più espressione di una maggioranza (né di Governo, né nel Cda della Rai) di modo da restare, però, consigliere di amministrazione. E a quel punto presidente potrebbe essere nominata Rita Borioni, consigliere Rai in quota Pd, di modo da bilanciare la nuova maggioranza giallo-rossa, considerando la presenza dell’Ad Fabrizio Salini (in quota M5S).
RIVOLUZIONE RAI1. Ma non sono, questi, gli unici cambiamenti a cui potremmo assistere. Sebbene abbia dimostrato in passato di avere capacità camaleontiche visto il suo trascorso dalemiano, Teresa De Santis negli ultimi mesi si è pesantemente esposta a favore del mondo salviniano spingendo anche per nomi improponibili per i pentastellati come Maria Giovanna Maglie o Nunzia De Girolamo. “Nulla di più facile – commentano a Viale Mazzini – che la prima testa a cadere sia la sua”. Quando? è probabile che l’occasione arriverà con Carlo Freccero che lascerà la direzione di Rai2 in autunno. “Chi conosce il mondo di Viale Mazzini lo sa bene: quando c’è da fare una nomina, si trova l’alibi per farne molte di più”, spiegano ancora dal mondo Rai.
Ed è quello che potrebbe accadere non solo con la De Santis ma anche con Giuseppe Carboni. Per il direttore del Tg1 la ragione è leggermente differente: pur essendo stato nominato in quota M5S, ha scontentato un po’ tutti, pentastellati in primis. Troppi risultati deludenti sul tavolo: dagli ascolti flop (negli speciali e nei Tg) a una redazione troppo scontenta per una gestione non otitmale. Insomma, il cambio di guardia dei direttori di rete permetterebbe di apportare modifiche sostanziali anche alla direzione del Tg1. Nell’eventualità si verificasse questo scenario, è probabile che si cerchi una soluzione anche all’interno della redazione, con Simona Sala e Costanza Crescimbeni che non dispiacerebbero a Pd e M5S. Diverso, invece, il discorso per Gennaro Sangiuliano al Tg2: al di là degli ascolti (più alti del passato), in tanti assicurano che il sovranismo dei mesi scorsi si è affievolito, anche grazie al rapporto tra il direttore e Giuseppe Conte.
CONDUTTORI SUL CHI VA LA’. Ci sono poi i programmi già inseriti in palinsesto, pieni zeppi di personaggi graditi al mondo sovranista. E se Monica Setta pare essere già saltata, altri ne restano. Da Lorella Cuccarini al fianco di Alberto Matano (lui, invece, blindato) a La Vita in Diretta, fino a Roberto Poletti a Uno Mattina, nella cui redazione ha trovato casa anche Paola Bacchiddu, giornalista ex vendoliana poi convertitasi a Salvini. “Difficile che altre persone saltino senza motivo”, riflette ancora l’alto dirigente Rai. “Ma c’è lo spauracchio degli ascolti, che può offrire un valido alibi: potrebbero non essere mai soddisfacenti per chi vuole un vento di cambiamento…”.