La notizia non è passata volutamente in sordina. È stato lo stesso comando della Naval Air Station, la base aeronavale statunitense di Sigonella, a riferire – veicolando una nota sul suo sito ufficiale, corredata di foto ad alta risoluzione per i media – che in Sicilia è arrivato il primo drone Mq-4c Triton destinato alla Sesta flotta degli Stati Uniti. Il velivolo senza pilota è operativo dal 30 marzo scorso nella più grande base della Marina americana nel Mediterraneo, inquadrato nel Vup-19, la sigla con cui è identificato l’Unmanned Patrol Squadron, lo squadrone dei mezzi aerei a pilotaggio remoto di cui Sigonella è il secondo distaccamento avanzato dei tre previsti. Il Vup-19 nasce con una precisa missione: migliorare l’interoperabilità delle forze navali statunitensi con gli alleati e i partner della Nato.
Il drone Mq-4c Triton operativo nella base di Sigonella ha straordinarie capacità di sorveglianza ed è impiegato anche in missioni Nato
Il Triton, un gioiello dell’aria, prodotto dalla Northrop Grumman Corporation, capace di rimanere in volo 24 ore consecutive a oltre 50mila piedi di quota e con un raggio d’azione di oltre 15mila chilometri, è lo strumento perfetto per ogni tipo di azione che Stati Uniti e Nato intendono portare a termine in ognuno degli scenari che attualmente infiammano Medio Oriente, Balcani, Ucraina e Nord Africa. Il drone appena arrivato nella base di Sigonella, dove sono già operativi da anni i Predator nelle loro varie versioni (detti “mietitori” nel linguaggio della Cia), è considerato il più recente “asset di intelligence, sorveglianza e ricognizione marittima” della US Navy, con capacità di gran lunga superiori all’aereo da pattugliamento marittimo P-8 Poseidon. E tutto questo non è legato solo al fatto che non ha bisogno di piloti a bordo (a differenza del P-8) o per la sua enorme capacità operativa, sia in termini di tempo sia di distanza (senza necessità di rifornimento in volo).
L’Mq-4c, infatti, come spiega il sito specializzato “Aviation Report”, supporta un’ampia gamma di missioni tra cui il pattugliamento marittimo, l’intelligence dei segnali, la ricerca e salvataggio e la ritrasmissione delle comunicazioni. Il Triton, dunque, oltre a essere un aereo spia, è capace di garantire una sorveglianza persistente per prevedere il comportamento del nemico e migliorare le risposte e le operazioni militari congiunte. Il drone a bordo, tra le tecnologie al momento note, ospita anche un relè di comunicazione continuo in grado di mantenere connessa la Marina Usa con le altre forze armate e in tutti i domini operativi (cielo, mare e terra). I suoi sensori a lungo raggio, scrive ancora “Aviation Report”, consentono di rilevare, classificare e tracciare obiettivi marittimi – in un’area di quattro milioni di miglia nautiche – ben al di fuori del rilevamento di navi nemiche e missili terra-aria.
Può rimanere in volo 24 ore consecutive a oltre 50mila piedi di quota con un raggio d’azione di oltre 15mila chilometri
“L’aggiunta dell’MQ-4C Triton, proprio qui a Sigonella, è un’altra pietra miliare nello sviluppo di successo del programma Triton”, ha affermato il comandante del base siciliana, Aaron Shoemaker. “Siamo orgogliosi di supportare il Vup-19 – ha aggiunto l’alto ufficiale statunitense – mentre si integrano con la flotta per espandere i ruoli delle operazioni dei sistemi aerei senza pilota nella nostra regione e oltre”.
Nei mesi scorsi si era tornato molto a parlare del ruolo della base di Sigonella in seguito alle vistose missioni (tuttora visibili a chiunque su “Flightradar24”) degli ormai famigerati “Forte 10”, “Forte 11” e “Forte 12”, i droni RQ-4 Global Hawk dell’US Air Force che dall’inizio del conflitto in Ucraina decollano dalla Sicilia per orbitare a lungo sul Mar Nero.