Tutto secondo copione: Matteo Salvini (in campagna elettorale) attacca sui social; Silvia Sardone, la pasionaria della Lega, urla; il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, interviene, promettendo provvedimenti; l’USR (l’Ufficio scolastico regionale) agisce. E, alla fine, il prodotto di questa catena – tutta interna alla Lega – è la lettera con la quale l’USR lombardo ieri ha “invitato” il dirigente scolastico dell’Istituto Iqbal Masih di Pioltello, Alessandro Fanfoni, “a valutare la disapplicazione della delibera e la possibilità dell’annullamento in autotutela da parte dello stesso Consiglio d’istituto, al fine di assicurare il rispetto delle disposizioni in materia”.
Il ministro Valditara aveva definito l’Iqbal Masih la scuola di frontiera attaccandone i risultati scolastici sotto la media, col plauso di Gasparri
La delibera in questione – decisa da Fanfoni, ma votata all’unanimità dall’intero Consiglio di istituto – è quella che stabiliva la chiusura della scuola nell’ultimo giorno di Ramadan, il 10 aprile. Un unico giorno. La nota era nell’aria fin dalla mattina. Da quando cioè Valditara aveva scaricato sull’USR ogni decisione (“L’ufficio deciderà in totale autonomia: io ho posto un problema di rispetto della legge “), ma aveva anche attaccato l’istituto sui risultati formativi per lui “sotto la media”.
“Nonostante gli sforzi notevoli dei professori e del preside – aveva detto da Firenze -, il livello di competenze in italiano, di competenze con risultati deboli L1 e L2, nella scuola di Pioltello è, al termine della scuola media, il 50,5%, mentre invece la media lombarda è 33,3%. Il livello di competenze deboli in matematica è il 45%, contro un 35,4% della media lombarda. Invece le competenze di alto profilo sono il 49,6% in italiano e 66,7% la media lombarda, il 54% in matematica e il 64% invece la media lombarda”.
Dati snocciolati senza però aggiungere che il 40% dell’utenza della scuola è composto da ragazzi stranieri (tanto che le circolari la scuola le scrive in otto lingue diverse). E che molti di questi sono appena arrivati in Italia. Non contento, Valditara aveva definito quella di Pioltello “scuola di frontiera” da “aiutare”. E circa le minacce ricevute dal preside e gli striscioni neonazisti affissi davanti all’istituto, Valditara aveva sviato: “Voglio sottolineare, anche perché ricevo quasi quotidianamente minacce di morte, insulti, minacce varie, eccetera, che le minacce di morte e gli insulti non appartengono alla civiltà”.
Il primo a complimentarsi, l’immancabile Maurizio Gasparri, “Il rispetto dei diritti di tutti è sacrosanto, ma la chiusura di una scuola con queste modalità è una forzatura che non poteva essere ammessa. Tra l’altro i rapporti con le religioni sono regolati da concordati. E l’Italia non potrebbe fare un concordato con chi ammette la Sharia e la sottomissione della donna. E se una religione discrimina le donne va valutata alla luce, appunto, dei principi fondamentali della Costituzione. Bravo Valditara”.
L’Ufficio scolastico esegue il diktat del ministro. No al giorno di festa a Pioltello
Peccato che solo poche ore prima la Cei, per bocca del segretario generale, mons. Giuseppe Baturi, avesse definito “Positivo il rispetto del fatto religioso”. “Non mi pare il caso di far diventare la cosa grande quando si tratta di un legittimo provvedimento della scuola”, aveva aggiunto l’arcivescovo di Milano Mario Delpini. Chi ha parlato apertamente di razzismo di Valditara è stata la deputata dem Ouidad Bakkali: “Il ministro Valditara si vergogni delle sue stesse dichiarazioni invece di dare lezioni o patentini sull’inclusività”. Per Bakkali il ministro “ha usato in modo strumentale i dati sui risultati formativi dell’istituto, alludendo a scuole si ‘serie A’ e scuole di ‘serie B’, legate alla presenza di ragazzi con background migratorio. Non ci sono altre definizioni, queste sono frasi razziste, peraltro non troppo lontane dalle classi ghetto di cui Valditara aveva già parlato. Il ministro, caso strano, viene frainteso sempre sulle stesse tematiche”.