Con il senno di poi, le preoccupazioni evidenziate ormai più di mezzo anno fa dai consiglieri capitolini sembrano quanto mai azzeccate. Allora, era l’estate del 2023, si discuteva di un muro di Villa Mercede che la Sovrintendenza capitolina non aveva ancora sistemato, a ben cinque anni di distanza da un crollo. Tempi lunghissimi che preoccupavano il Campidoglio, soprattutto considerando i progetti del Pnrr che devono essere portati a termine entro date già fissate e su cui il margine non c’è.
Nella Capitale la carenza di personale può pregiudicare i lavori previsti dal Pnrr per un valore di oltre 160 milioni di euro
Oggi, qualche mese dopo, quei timori sembrano concretizzarsi, come dimostrano i 107 progetti – per un valore complessivo pari a più di 160 milioni di euro – che vanno decisamente a rilento. Si tratta di progetti che vengono finanziati con i fondi europei previsti dal Pnrr e che hanno precise scadenze da rispettare. La prima è quella del 30 giugno 2024: restano poco più di cinque mesi per completare la fase preparatoria e aprire tutti i cantieri. Poi bisognerà fare in fretta, terminando tutti i lavori nel giro di due anni, ovvero entro il 30 giugno del 2026. E se così non fosse, i soldi stanziati dall’Ue andrebbero persi.
I progetti a rischio sono quelli del programma Caput Mundi
I progetti a cui facciamo riferimento sono quelli del programma Caput Mundi, una branca capitolina del Pnrr. E in questo caso sono tutti nel campo delle belle arti e per questo rientrano sotto la competenza della Sovrintendenza capitolina. Quella che gestisce, per esempio, i Musei capitolini e non quella (che è la Soprintendenza) che fa capo al ministero della Cultura e gestisce il Colosseo. Il problema è che i progetti da seguire sono tanti e invece il personale a disposizione è poco. Nulla di nuovo, verrebbe da dire. Ma stavolta la carenza di personale rischia di compromettere persino i finanziamenti attesi dall’Unione europea.
Su 107 progetti ben 86 sono ancora fermi a uno stadio praticamente iniziale
La Sovrintendenza assicura al Messaggero che i progetti non sono bloccati e che, anzi, procedono regolarmente, rispettando le scadenze finora previste. Seppure non sia possibile affermare il contrario, considerando che i cantieri devono essere aperti entro fine giugno e il tempo per rimettersi in pista c’è, di certo qualche dubbio comunque viene. Andando a guardare lo stato di avanzamento dei progetti, infatti, emerge una situazione tutt’altro che semplice. Su 107 progetti, sono 86 quelli ancora fermi a uno stadio praticamente iniziale, quello del “progetto di fattibilità tecnica economica”. E altri sette sono addirittura alla fase precedente, quella del “documento di indirizzo alla progettazione”. Nove hanno raggiunto lo stadio di lavorazione del progetto definitivo e soltanto due, invece, possono vantare il progetto completo. Sempre due sono i progetti che sono allo stadio esecutivo, all’ultimo passo, ovvero alla fase precedente all’avvio del cantiere.
Ciò che si può certamente misurare oggi è lo stato dei cantieri. Anzi, dei cantieri che non ci sono. Perché su 107 neanche uno di questi progetti ha visto l’avvio dei lavori. Non solo, perché addirittura mancano all’appello gli appalti per 12 progetti. Quelli già appaltati, quindi con lavori già affidati, sono 95 su 107. E torniamo così alle preoccupazioni espresse a luglio dello scorso anno dai consiglieri capitolini. A oltre sei mesi di distanza la situazione non sembra cambiata e in Campidoglio il sindaco Roberto Gualtieri teme che quei soldi possano andare persi. Così si pensa di correre ai ripari in qualche modo, a un sistema per salvare i fondi. L’obiettivo da raggiungere tassativamente è quello di aver concluso almeno 100 progetti entro il giugno del 2026.
Tempi stretti per evitare il flop. I cantieri vanno aperti entro giugno
La speranza del Campidoglio, oggi, è quella che bastino anche i cantieri meno rilevanti dal punto di vista economico per raggiungere questa cifra. Perché, in effetti, non è specificato quali progetti debbano essere conclusi, se anche quelli più rilevanti e più lunghi. Ovviamente è più semplice completare dei progetti riguardanti piccole aree verdi o strutture di qualche dimora storica che non il rifacimento di intere piazze o edifici monumentali e storici. Insomma, l’amministrazione capitolina spera che ora la Sovraintendenza riesca davvero ad accelerare sui progetti del Pnrr, almeno su quelli che hanno più probabilità di essere realmente conclusi nel giro di poco più di due anni.