Il Campidoglio ha aumentato la tassa di occupazione del suolo pubblico per le edicole. Enrico Iannelli, segretario del Sinagi Cgil della provincia di Roma, quanto pesano questi rincari?
“Il suolo pubblico è aumentato del 20% sulle strade di categorie B e del 45% e sulle strade di categoria A. Se prima si pagavano mille euro, ora sono 1.200 o 1.400 in base alla posizione. Facciamo una premessa: c’è un nuovo regolamento sul commercio che il comune sta predisponendo e in questo regolamento ci sono anche le edicole, trattate come un normale commerciante, però noi siamo un servizio quasi pubblico. Siamo diversi dal commercio: abbiamo una percentuale fissa sul prezzo imposto dal venditore. Detto ciò, noi avevamo chiesto una serie di emendamenti sul regolamento negli incontri con l’assessorato e con i presidenti di commissione: avevamo chiesto l’abbattimento totale o in parte della tassa sul suolo pubblico. E per tutta risposta ce l’hanno aumentata”.
Quando scatta l’aumento e cosa farete?
“L’aumento parte da quest’anno, il 15 marzo dovremo pagare il primo bollettino con l’aumento. Oggi o domani arriverà una nostra circolare con cui dichiareremo lo stato di agitazione e faremo qualcosa per tutelare i nostri associati. Organizzeremo quasi sicuramente un sit-in sotto al Comune, a meno che non ci convochi qualcuno e ci dica che leverà l’aumento. Noi siamo in piena crisi, stiamo chiudendo. Oggi siamo 500, fino al 2018 eravamo quasi mille”.
Qual è oggi la situazione delle edicole a Roma? In un periodo di crisi per i giornali, sono ancora sostenibili?
“Un’edicola, oggi, se dovesse vendere solo i giornali sarebbe già chiusa, si salva con i giocattoli, con i certificati, un altro servizio che facciamo con il Comune rilasciando 60mila certificati all’anno e non ne tengono conto”.
Quante edicole chiudono o rischiano la chiusura?
“Non abbiamo dati sulle prossime chiusure, ma abbiamo i dati di ogni giorno di qualcuno che cessa l’attività, quasi tutti i giorni. Almeno 2-3 a settimana chiudono perché non possono più andare avanti. Nell’ultimo anno probabilmente ha chiuso il 20% delle edicole. E mentre a Roma se chiude un’edicola comunque ce ne sono altre, nei piccoli comuni ce n’è solo una e stanno chiudendo tutte, è ancora peggio”.
Avete avuto incontri recenti con il Comune?
“Non abbiamo avuto nessun incontro di recente, anche con l’assessora Lucarelli che rimane sulla sua posizione: riconosce la crisi delle edicole ma dice che dovrebbero andare a bando. Quelle esistenti, secondo loro, non sono neanche più compatibili con il Codice della strada e andrebbero riposizionate o tolte: parliamo di circa 50–60 edicole che per il Comune andrebbero tolte perché non conformi. Noi sosteniamo che non è così perché quando sono state messe in opera rispettavano le regole. Un eventuale spostamento vorrebbe dire chiusura perché dovresti spendere 10mila o 15mila euro per spostare un’edicola, ma poi dove devi metterla? Significa far chiudere le edicole”.
State pensando anche di non rilasciare più i certificati anagrafici?
“Abbiamo minacciato anche questo, se non ci ricevono. Qualcosa dobbiamo fare, abbiamo trovato un delibera con l’aumento della tassa senza essere avvisati. Il regolamento non va bene, va rivisto altrimenti chiuderanno almeno un altro centinaio di edicole. Noi cerchiamo di salvarci con le nostre forze, ma non abbiamo ricevuto una mano dalle istituzioni. A Firenze hanno abbassato la tassa sul suolo pubblico. E poi a Roma, ammesso che ogni edicola paghi 1.500 di suolo pubblico, per 500 edicole non mi sembra una cifra senza la quale il bilancio comunale rischi il fallimento. Se c’è la buona volontà…”.