A rischio la ripresa dei processi. La chiusura dei tribunali, prevista dal dl Cura Italia fino al 15 aprile, potrebbe, infatti, slittare all’11 maggio. Il provvedimento è sul tavolo del Consiglio dei ministri. “Col passare dei giorni – afferma in una nota la Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati – appare purtroppo evidente che, restando inalterate le restrizioni e le limitazioni di carattere generale, neppure l’attività giudiziaria potrà riprendere normalmente il 16 aprile”.
Ciò comporterebbe, afferma ancora l’Anm, “anche con l’adozione delle necessarie cautele, l’esposizione di migliaia di persone a un rischio ancora grave, peraltro in assenza dei dispositivi e delle misure di protezione che potrebbero al più ridurre, ma non certo escludere, il contagio ed una diffusione ulteriore del virus”. L’Anm, conseguentemente, chiede l’adozione “urgente di atti normativi che dispongano la proroga d’un regime che prevede la trattazione dei soli affari non differibili: devono intervenire tempestivamente in modo da consentire la programmazione delle attività giudiziarie e per un periodo congruo e coerente con le previsioni relative agli altri servizi essenziali”.
In tal modo, aggiungono le toghe, “sarebbe garantita una disciplina uniforme sul territorio nazionale, dettata per legge e non rimessa ai provvedimenti dei dirigenti dei singoli uffici giudiziari, dirigenti che verranno altresì orientati nell’adozione dei protocolli utili per avviare le attività nella ‘seconda fase’ che seguirà alla sospensione. È indispensabile stabilire inoltre le soluzioni tecnologiche più idonee e praticabili concretamente per celebrare i processi in via telematica”.
È infine “necessario – conclude l’Anm – differire l’entrata in vigore della nuova disciplina delle intercettazioni, che richiede un insieme di misure organizzative tecnologicamente complesse, all’evidenza impossibili da adottare e attuare entro il termine a oggi previsto”.