La crisi c’è ed è innegabile. E lo dimostra anche il silenzio della sindaca di Pomezia, Veronica Felici, che si protrae da giorni. Da quando, venerdì, hanno annunciato le dimissioni, in poche ore, prima due assessori e poi la vicesindaca. La giunta di centrodestra scricchiola e in pochi mesi arriva il caso caso di dimissioni di una vicesindaca in quello che è uno dei più grandi comuni del Lazio. Amministrato, da maggio del 2023, da Veronica Felici.
La crisi di giunta
A dimettersi è stata la vicesindaca e assessore alla Pubblica istruzione, servizi sociali e Famiglia, Flavia Cerquoni. Esponente della Lega entrata in giunta solamente a settembre. Ovvero dopo le dimissioni di quella che Felici aveva inizialmente scelto come sua vicesindaca, Luisa Bonfiglio. Durata, però, pochissimo. Così come Cerquoni, che è rimasta in sella giusto qualche mese in più. Di certo resta il fatto che in nemmeno dieci mesi due vicesindache hanno già fatto i bagagli e lasciato la nave, forse pronta ad affondare.
Perché prima di Cerquoni era toccato a due assessori annunciare le loro dimissioni. Si tratta di Luigi Lupo, assessore ai Servizi demografici e al turismo, e di Nicolò Barone, responsabile di Lavori pubblici e sport. Particolare, però, che la sindaca abbia parlato (attraverso un comunicato) solo subito dopo la decisione. Limitandosi, tra l’altro, a ringraziare solamente i due assessori, senza nessun riferimento alla vicesindaca. Felici ha commentato ringraziandoli per il lavoro svolto e apprezzando “le loro doti umani e professionali”. Nulla del genere per Cerquoni, invece.
Cosa succederà ora? Per il momento l’ipotesi più probabile è quella di un rimpasto, senza escludere l’opzione di nuovi equilibri in giunta che potrebbero essere dettati anche dai partiti regionali. Le dimissioni, invece, per il momento sembrano escluse.
A Pomezia le opposizioni chiedono le dimissioni
Da subito le opposizioni in comune hanno chiesto le dimissioni della sindaca, come fatto dal Movimento 5 Stelle che sottolinea come Felici abbia perso “praticamente metà della giunta in poche ore”. Invitandola a dimettersi per evitare quello che definiscono come un “balletto tra consiglieri che vanno e che vengono”. Il riferimento è ai passaggi in consiglio degli ultimi giorni, con un esponente passato dalla Lega al Gruppo Misto e una che da Fratelli d’Italia ha deciso di approdare alla Lega.
“È chiaro che la sindaca non ha più la piena fiducia dei suoi e non riesce a contenere il malcontento interno”, sottolineano dal M5S di Pomezia, secondo cui il vero problema riguarda solo gli equilibri politici interni, che vengono messi prima delle “necessità delle città”. Così la sindaca è “sempre più sola”. Non a caso parla di “caos” nella maggioranza il capogruppo 5 Stelle in Regione ed ex sindaco di Pomezia, Adriano Zuccalà: “Dopo soli 8 mesi la sindaca Felici perde metà della giunta. Questo gioco deve finire, perché a perdere è la città di Pomezia”.
Per Zuccalà la sindaca si deve assumere “la responsabilità di aver fallito e faccia un passo indietro. Lo deve ai suoi elettori e all’intera cittadinanza, che non merita un’amministrazione allo sbando, intenta esclusivamente a far quadrare i conti di equilibri interni che sono già esplosi”.
Anche per il Pd, come afferma la consigliera regionale Emanuela Droghei, a pagarne le spese “sono i cittadini di Pomezia”. Per la consigliera il punto riguarda lo “scontro tra Lega e Fratelli d’Italia e le divisioni dentro il partito della sindaca Felici”, dando vita a una “amministrazione inadeguata a governare la quarta città del Lazio, uno dei poli industriali più importanti d’Italia”.
C’è un altro aspetto che viene sottolineato dalla capogruppo del Pd al Comune di Pomezia, Eleonora Napolitano: da cinque giorni “tutto tace”. Napolitano sottolinea che “l’unica uscita pubblica dopo le varie dimissioni e i conseguenti passaggi di casacca è stata sabato pomeriggio, quando la sindaca ha presenziato in una solitudine profonda, con lei solo due consiglieri di maggioranza, a un’iniziativa nel giorno del ricordo”. E nessuna parola, in attesa di un probabile rimpasto da far passare sotto traccia, ignorando completamente le dimissioni e gli scontri interni alla maggioranza di centrodestra.