L’unica spiegazione è che a Bruxelles e a Strasburgo si abbiano tempi così contingentanti che non si ha nemmeno modo di farsi fare la piega o aggiustarsi il pizzetto. Solo così troverebbe ragione la spesa di 210mila euro per avere nell’edificio dedicato a Winston Churcill di Strasburgo un “parrucchiere misto”. Poi, col capello impeccabile, si potrà fare una bella camminata nei parchi, mirando la “decorazione floreale”, per la cui manutenzione se ne vanno altri 571mila euro, e rinfrescandosi con le fontane d’acqua, noleggiate per la modica cifra di 142mila euro. Sono, questi, solo alcuni dei singolari contratti siglati dal Parlamento europeo nel corso del 2017 e resi noti in questi giorni. All’interno della lista, fittissima, c’è di tutto. Per dire: solo per la “fornitura di piccole attrezzature per la ristorazione e articoli da tavola” sono stati bruciati, tramite due contratti distinti, quasi 5 milioni di euro. Nulla in confronto al mega appalto per la fornitura di mobili da arredamento: 39 milioni di euro. E poi, ovviamente, ci sono le “apparecchiature informatiche”, dagli smartphone ai tablet, che il “palazzo” garantisce a staff ed eurodeputati: nel 2017 la spesa è stata di 7 milioni di euro, che fa il paio con quella di 24 milioni per i computer.
Spot su spot – Ma non siamo che all’inizio. A quanto pare al Parlamento europeo credono molto nel valore della pubblicità. E così, tanto per dire, abbiamo speso 16mila euro per la realizzazione di uno spot di 45 secondi che è stato trasmesso “nei due cinema più importanti” del Lussemburgo. E tanto basta. Anche per la Polonia è stata messa su “una campagna cinematografica”. Costo dell’operazione, in questo caso: 64mila euro. Certo, nulla in confronto ai 36 milioni di euro spesi per la “pianificazione e acquisto di spazi pubblicitari”. La parola d’ordine, però, è stare al passo coi tempi. E così per la sola progettazione grafica delle pubblicazioni dell’Ufficio d’informazione del Parlamento europeo a Berlino sono stati bruciati altri 30mila euro. Ma che ci sia un occhio di riguardo al mondo teutonico è fuor di dubbio. Qualche esempio? Nel 2017 altri 56mila euro sono stati spesi, testuale, per la “distribuzione di volantini negli hotel a Berlino e nel Brandeburgo”, mentre altri 600mila euro sono stati messi a disposizione “per la realizzazione di eventi per l’ufficio informazioni in Germania”. Il top della campagna Ue, però, è stato raggiunto con l’acquisto di braccialetti promozionali. Costo dell’operazione: quasi 60mila euro. La pubblicità, poi, va di pari passo col controllo dei media: pochi lo sanno, ma in ogni Paese membro viene commissionato il monitoraggio della stampa, dai 650mila euro in Germania ai 360mila in Danimarca.
Contenitori per giacche – C’è, poi, tutta la serie di eventi e mostre che si realizzano in loco. Una su tutte: l’esibizione temporanea sui 70 anni di crescita in Europa, che è costata 1,2 milioni. Infiniti, ancora, gli studi commissionati. Da quello sulla “formazione dei pescatori” (56mila euro) a quello relativo all’impatto della Brexit sul sistema energetico (44mila), fino allo studio sul commercio tra Europa e Singapore (90mila euro). Lavoro indefesso, dunque. E per chi teme il sonno, niente paura: per le macchinette del caffè sono stati spesi l’anno scorso 1,5 milioni di euro. Chiudiamo con la spesa in assoluto più curiosa: nella lunghissima lista di contratti, spunta pure quello per la “fornitura di contenitori vuoti per giacche”. Una fornitura che ci è costata altri 35mila euro.