A Napoli, si sa, il calcio è una passione condivisa dalla maggioranza dei cittadini. Tutti conoscono a memoria la formazione degli azzurri, e seguono intensamente le partite. Non poteva essere da meno martedì sera il primo cittadino Luigi de Magistris che si è calato nel ruolo di tifoso doc, accanendosi contro l’arbitraggio di Valeri e contro gli opinionisti che a suo dire, hanno visto “un’altra partita”. La gara in questione è la semifinale di andata di Coppa Italia, tra Juventus e Napoli, che è finita con la vittoria dei bianconeri per 3 a 1, in rimonta dopo lo svantaggio iniziale. Molti gli episodi arbitrali contestati dal Presidente napoletano De Laurentiis e dai tifosi, a partire dai due rigori concessi alla squadra di Allegri, e un rigore non concesso agli ospiti partenopei. Ma fuori dallo Juventus Stadium si è disputata un’altra partita, che per chi ama il calcio sarà sempre la più appassionante: la partita delle lacrime agli occhi, quando Davide si impegna ma non riesce a vincere contro Golia; quella della gola infiammata dalle urla contro un direttore di gara che sembra stare dalla parte del più forte; quella dei deboli che si uniscono in coro per gridare l’amore per i propri colori. E soprattutto, quella che sommerge i cuori di rabbia, quando il calcio perde il suo spirito sportivo e una tifoseria si sente insultata nella sua identità più intima, quella della sua città.
Calcio e politica – De Magistris parla di “vergognosi cori contro la città”, e vengono subito in mente le canzoni che rievocano il dramma della malattia (Napoli colera) o quello del Vesuvio con quel “lavali col fuoco” che tutto è tranne uno sfottò lecito quando si tratta di tirare calci a un pallone. Quando il calcio si confonde con la vita non si accettano sconfitte da spettatori perché la vita ce la giochiamo in prima persona, e vinciamo o perdiamo per colpa nostra, ma i giocatori in campo non possiamo manovrarli. Bruciano le speranze infrante mentre stiamo incollati allo schermo o seduti in tribuna o accalcati in curva senza poter correre, passare o tirare forte una palla che non toccheremo mai. Il sindaco di Napoli, quella palla l’ha voluta toccare, spogliandosi dal suo ruolo istituzionale per esprimere il sentimento profondo della sua città. Perché se la politica è passione civica, il calcio, molte volte, ne fa parte di diritto. Quando smuove il tasto dell’orgoglio cittadino; quando smuove le masse in protesta contro un’ingiustizia; quando smuove i cuori feriti che reclamano rispetto, il calcio è politica, ed è forza sociale. E come ha detto lo stesso sindaco de Magistris “di fronte alla vergogna non si deve mollare mai”.