“C’è un preciso dato politico: stiamo rispettando le promesse”. Non ha dubbi il deputato questore M5S della Camera, Francesco D’Uva. E, bilancio di previsione 2020 alla mano, i numeri gli danno ragione. Anche quest’anno, dopo la sforbiciata del 2019, la dieta di Montecitorio continua. E non solo grazie al ricalcolo contributivo degli assegni vitalizi degli ex deputati introdotto a inizio legislatura dalla delibera che porta la firma del presidente della Camera, Roberto Fico.
Facciamo due conti: 45,6 milioni accantonati nel 2019 per i vitalizi e altri 46,2 quest’anno, più altri 10 milioni di tagli alla spesa l’anno scorso e altri 2,3 per il 2020. Se la delibera Fico che ricalcola le pensioni degli ex deputati resisterà ai ricorsi, in due anni la sforbiciata tocca i 104,1 milioni di euro. Programma rispettato?
“Assolutamente sì. È l’ennesima dimostrazione che i nostri non sono slogan, ma azioni concrete. Ringrazio il presidente Fico, l’ex questore D’Incà e i colleghi del Movimento in Ufficio di Presidenza per questo bel lavoro di squadra che va avanti da inizio legislatura. C’è anche un preciso dato politico: stiamo rispettando le promesse. E non si tratta solo di risparmi – sarebbe una visione parziale -, ma anche di investimenti: con i nuovi concorsi rilanciamo l’efficienza della Camera, avendo sempre a cuore il contenimento della spesa”.
Sul taglio dei vitalizi, però, resta un grande punto interrogativo. Al Senato, per esempio, la partita dei ricorsi non promette nulla di buono. Non teme che la delibera Fico possa essere smontata?
“Chi si intesta un’azione del genere, se pur legittima, ne deve rispondere politicamente davanti ai cittadini. Inoltre quello di Palazzo Madama è un giudizio indipendente da quello della Camera. Ma non temiamo nulla, specie quando si parla di battaglie contro gli sprechi e i privilegi. Siamo convinti della correttezza anche formale della delibera”.
E’ vero che parte di questi tagli di spesa potrebbero essere impegnati per affittare nuove sedi da adibire ad uffici per i deputati?
“Più che ad ampliare il palazzo, adesso pensiamo a diminuire le poltrone. Valutiamo la questione quando sarà operativo il taglio dei parlamentari. E se il problema esisterà si risolverà con modalità in linea con quanto fatto finora. Ricordo che i deputati passeranno da 630 a 400, e la spesa si ridurrà sensibilmente”.
Circa l’80% della spesa della Camera è assorbita da indennità e vitalizi dei deputati e da stipendi e pensioni dei dipendenti. Alla Notizia abbiamo calcolato che con il taglio dei seggi da 945 a 600 (alla Camera da 630 a 400) la spesa per i parlamentari si ridurrebbe di quasi 82 milioni l’anno (quasi 53 solo alla Camera). Referendum permettendo. La preoccupa la consultazione richiesta da 71 senatori?
“Ogni volta che si svolge un referendum si celebra il più sacro dei processi decisionali. Ma le dinamiche che hanno portato alla presentazione delle firme, in questo caso, sono grottesche. La Lega, ad esempio, cosa ha combinato? Prima, in Aula, ha votato sì alla riduzione, poi ha firmato per il referendum contro il taglio. A questo punto cosa voterà? ‘Sì’, ‘No’, ‘forse’? Da parte loro è solo un giochetto di palazzo per tenere aperta la finestra elettorale e rimanere avvinghiati alle poltrone. Ma siamo prontissimi a scendere in piazza per difendere la riforma e smascherare gli ipocriti”.
La criticità resta, però, la spesa per il personale che, stando al bilancio di previsione pluriennale potrebbe tornare a salire nei prossimi anni anche per effetto delle assunzioni in programma per colmare le carenze di organico. Ma per i concorsi non conveniva attendere che l’iter del taglio dei parlamentari ultimasse il suo corso? La pianta organica tarata su 630 deputati forse è esagerata per una Camera con 400 parlamentari, non crede?
“Attenzione. I dipendenti della Camera non lavorano per i singoli deputati, ma per l’Istituzione. Si rende conto che mancavano concorsi da 15 anni? Per noi è fondamentale tagliare i privilegi, eliminare il superfluo e contenere la spesa. Ma non equivale ad avere poca cura del funzionamento ottimale e dell’efficienza del Parlamento. Anzi, dobbiamo innestare forze giovani e riempire dei buchi. I concorsi sono indipendenti rispetto ai tagli, e possono assolutamente convivere”.
Peraltro, nel 2018, non fu reitarata la delibera che impose il tetto di 240mila euro agli stipendi dei dipendenti. Quest’anno le retribuzioni del personale toccheranno i 209,5 milioni di euro. Pensate di intervenire?
“Non adottiamo le misure in modo arbitrario, lo ribadisco anche qui. In questo caso dobbiamo seguire il principio fissato dalla Corte costituzionale. La delibera permanente è stata bocciata e trasformata in provvisoria. In ogni caso, già i nuovi assunti non avranno gli stipendi dei dipendenti anziani: parliamo del 20% in meno”.
Anche le pensioni degli ex dipendenti non scherzano: nel 2020 peseranno sul bilancio per 276,2 milioni, in lieve aumento rispetto all’anno scorso (275,9)…
“Abbiamo tagliato tutte le pensioni erogate da Montecitorio sopra i 100mila euro, per un risparmio di 20 milioni all’anno. È una misura di giustizia sociale che vale anche fuori dalla Camera”.
Dove altro si può risparmiare?
“Con l’entrata in vigore e l’applicazione effettiva del taglio dei parlamentari si ridurranno, ad esempio, le spese di ristorazione e i contributi ai gruppi. E poi massima attenzione ai bandi, in alcuni ambiti si possono fare anche assieme al Senato. Ma la priorità resta la qualità della spesa”.
Nell’era del digitale, stupiscono gli oltre 5 milioni spesi per servizi editoriali, comprendenti attività preparatorie e stampa di atti parlamentari e pubblicazioni varie. Una nota stonata?
“Stiamo già facendo molto, a partire dal regolamento, sul processo di digitalizzazione. Siamo in una fase avanzata e continueremo su questa strada. Ricopriamo la presidenza di Montecitorio da nemmeno due anni. Se consideriamo la prima legislatura repubblicana, la Camera ha iniziato ad approvare il suo bilancio nel ’49. Ci concede ancora un attimo di tempo? (sorride)”.