Dai sette agli ottocento alloggi pubblici disponibili annualmente a fronte di almeno diciassettemila domande per avere assegnata una casa popolare. La questione abitativa a Milano non riguarda soltanto studenti e lavoratori fuorisede ai quali vengono proposte soluzioni costosissime e che spesso superano in negativo la fantasia più fervida. C’è una fascia di popolazione che, oltre a non avere la capacità reddituale per permettersi l’affitto di una casa sul libero mercato, corre il rischio di rimanere senza un tetto sulla testa per sé e per la famiglia perché rimane esclusa dalla possibilità di accedere a un alloggio popolare.
Affitti proibitivi e accesso negato all’edilizia pubblica. A Milano monta la protesta contro l’emergenza abitativa
Per questo ieri sono scesi in piazza i sindacati degli inquilini di Cgil, Cisl e Uil, insieme all’Unione Inquilini e Federcasa, che hanno dato vita a un presidio e poi a un corteo, che dalla Prefettura si è recato a Palazzo Marino. Unica forza politica che si è unita alla “Manifestazione cittadina per il diritto alla Casa” il Movimento Cinque Stelle. “Quella dell’abitare si sta trasformando in una vera emergenza sociale. Chiediamo immediato ripristino sostegni per affitti e assegnazione case popolari vuote”, dice il capogruppo pentastellato in consiglio regionale Nicola Di Marco, per il quale “il diritto alla casa, per noi fondamentale, è messo a rischio non solo dalla situazione contingente, ma anche da scelte politiche sciagurate come quella del Governo Meloni di cancellare, con un colpo di penna di raro cinismo, il contributo per la morosità incolpevole. Una scelta i cui effetti si ripercuoteranno direttamente sulle famiglie lombarde”.
“Non possiamo accettare”, continua Di Marco, “che la politica e le Istituzioni proseguano nell’orientamento di retrocedere ai propri impegni, siamo per manifestare l’urgenza di politiche abitative in grado di soddisfare le necessità di chi avrebbe diritto a una casa, ma non può averla a causa dell’incapacità dimostrata in questi anni da Regione Lombardia. La soluzione non può essere sempre e solo quella di aprire ai privati. Per questo siamo andati in piazza, insieme al coordinatore milanese Daniele Pesco: per condividere e dare voce alle istanze promosse dalle sigle e portate avanti dai cittadini”.
“Dopo cinque anni di nulla, culminati con un “Piano casa” vergognoso, all’interno del quale non è previsto un solo alloggio popolare in più, la nuova legislatura inizia senza una vera programmazione regionale sul tema casa”, annota il capogruppo del M5S al Pirellone, “basti pensare che Aler conta più di diecimila alloggi sfitti e in Lombardia sono solamente 4000 le case assegnate a fronte di 40000 richieste”.
E conclude: “Non solo, la sfida alla riqualificazione energetica è stata del tutto persa, con l’occasione offerta dal Superbonus 110% completamente mancata per manifesta incapacità. Il confronto fra cantieri avviati da privati e cantieri per l’edilizia popolare è imbarazzante. In questi ultimi mesi il centrodestra ha confermato di interessarsi ai problemi dell’edilizia residenziale pubblica solo quando c’è da fare qualche passerella elettorale in occasione di uno sgombero”.
Nel capoluogo lombardo i poveri rimangono esclusi dalle politiche di sostegno per la casa, infatti, anche per colpa di una riforma regionale del 2016 voluta dalla Lega, che ha introdotto dei criteri molto rigidi per ottenere un alloggio popolare. Nella prima versione della legge era stato introdotto anche un freno agli stranieri, che dovevano dimostrare con un documento originale del paese di provenienza, di non possedere altri beni immobili. Un criterio ritenuto discriminatorio e cancellato dalle sentenze della Corte Costituzionale e del Tribunale di Milano.