Siamo quasi a metà dicembre e, da quanto era stato detto circa un mese fa, Tg4 e Studio Aperto avrebbero dovuto essere chiusi. Invece vanno regolarmente e puntualmente in onda. Cinque edizioni totali identificate dai popolarissimi volti del Biscione, in primis Giuseppe Brindisi (nella foto), con una carriera di lunghissimo corso in Mediaset, volto di tutti i principali Tg dal Tg5 a Studio Aperto e ora saldamente al timone del Tg4 della sera. Ma non dimentichiamo Stefania Cavallaro e Luca Rigoni, anch’essi al tg4, o Monica Gasparini, Elisa Triani, Maria Vittoria Corà e Silvia Carrera, per citarne alcune, alla conduzione di Studio Aperto. Nessun ridimensionamento e nessun taglio delle edizioni, quindi.
Al contrario, lo spazio Mag su Italia 1 è in onda ininterrottamente da un anno con uno sforzo produttivo notevole visto che poggia sulle spalle della redazione Newsmediaset, ora diventata TgCom, guidata da Andrea Pucci. Insomma, Mediaset sembra crederci eccome, e non potrebbe essere diversamente visto che le news sono l’assicurazione sulla vita di un gruppo editoriale poiché generano prestigio, reputazione e consentono il dialogo con il mainstream e le istituzioni.
Non solo, il gruppo è tra i più attivi animatori dei corsi di comunicazione e giornalismo dove insegnano Andrea Delogu e Carlo Gorla, dirigenti Mediaset di altissimo livello. Quindi dove starebbe la novità? Sta nell’aver ottimizzato gli studi e investito sulla piattaforma tecnologica, con un nuovo hub giornalistico e le trasmissioni in Hd; che poi questo coincida con una razionalizzazione è inevitabile e sta avvenendo in tutti i gruppi editoriali.
Sul piano dei talk, Mediaset ha creato dal nulla una rete di news. Partendo da Rete 4, un canale iper pop che nell’immaginario collettivo era identificato per lo più nelle telenovelas, se si escludono gli indubbi fasti di un grandissimo cronista come Emilio Fede che ha fatto la storia del gruppo. Ora la rete gareggia con pesi massimi come Rai 3 e La7, spesso battendo la concorrenza.Il passo successivo è investire ulteriormente in inchieste giornalistiche e pensare già a quando il filone dei talk mostrerà la corda. I primi segnali ci sono già, anche se, sia chiaro, il genere talk non morirà mai.
I talenti e le competenze la squadra di Mediaset per fare questo passo li ha ampiamente. Abbiamo già scritto della scuola di inviati, soprattutto al femminile, creati da Fuori dal Coro, ma come dimenticare poi grandissimi e storici corrispondenti come Gabriella Simoni o Toni Capuozzo. Tanto più che lo scenario politico sta evolvendo e la fase Draghi va verso un’evoluzione che è anche un’incognita: certo, le elezioni anticipate per chi fa informazione sarebbero un colpaccio perché inevitabilmente catalizzerebbero l’attenzione sulla politica, ma non è detto che ci saranno. Pertanto puntare sull’informazione è una scelta vincente.
Lo dimostra anche il canale all news di Mediaset, TgCom24, che si mantiene ai vertici nazionali come testata d’informazione online tra le più lette dagli italiani. Una leadership acquisita grazie all’ottimo lavoro della redazione, sempre sul pezzo e costantemente pronta a sostenere i canali generalisti. La testata di Paolo Liguori dal punto di vista degli ascolti, dopo il 2020 eccezionale che l’ha vista superare i 70mila spettatori giornalieri, in questo 2021 è tornata, come del resto tutte le reti nazionali, sugli standard pre-Covid, rosicchiando però qualcosa sul 2019.
Secondo i dati di OmnicomMediaGroup, infatti, l’audience media supera abbondantemente i 57mila spettatori nel giorno, con un +5,7% rispetto al periodo pre-pandemia. Nella media i gradimenti presso i target alti, anche laureati, mentre il boom di ascolti avviene in Sardegna dove conquista quasi un punto di share, rimanendo sopra la media anche in Piemonte, Veneto e Toscana.