Che il sistema carcerario italiano abbia bisogno di una svecchiata, ce lo dicono i dati e anche l’Unione europea. Ma pochi sanno che il Movimento 5 stelle, proprio in queste ore, sta dando il via ad una rivoluzione del settore trasformando il carcere dell’isola di Gorgona, nell’arcipelago toscano, in un laboratorio “di buone pratiche per la rieducazione dei detenuti”. Può sembrare poco ma si tratta di una vera e propria rivoluzione che scardina definitivamente il vecchio paradigma del carcere visto in ottica repressiva perché, al contrario, mette al centro il reinserimento nella società di chi ha commesso reati anche gravi.
Dall’orticoltura alla cura degli animali, dalla conservazione dei boschi al turismo ecosostenibile passando per un vigneto autogestito e la formazione di competenze manageriali in vista del fine pena. Sono questi i punti cardini del progetto, reso possibile dall’accordo quadro firmato dal ministero della Giustizia, dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e dal Parco nazionale dell’arcipelago toscano, che partirà ufficialmente quest’estate. Già da inizio luglio i detenuti potranno prendersi cura degli oltre 150 animali rimasti sull’isola dopo la chiusura del mattatoio interno al carcere di Gorgona, avvenuta quasi un anno fa, e che ora sono ospitati in un rifugio gestito dalla Lav.
“L’avvenuta chiusura” del centro di macellazione “e il trasferimento sulla terraferma di buona parte degli animali significano una riduzione drastica dell’inquinamento sull’isola”, spiega il sottosegretario grillino alla giustizia Vittorio Ferraresi (nella foto) secondo cui ciò “consente ai detenuti di svolgere, con gli animali che resteranno, attività rieducative non violente, focalizzate sullo sviluppo di un rapporto empatico e sul rispetto per il territorio. Con il valore aggiunto di dare l’opportunità ai detenuti di imparare un mestiere che tornerà loro utile una volta terminata la pena”.
ATTIVITÀ INNOVATIVE. Senza rischio di essere smentiti, quanto sta accadendo è una rivoluzione nel modo di concepire i penitenziari tanto che sono stati istituiti anche percorsi di ricerca per analizzare questo innovativo progetto. Tra questi spicca quello per il “monitoraggio e l’osservazione dei benefici educativi recati dalle relazioni detenuti/animali” che avverrà a dicembre e sarà realizzato dalla cattedra di Diritto penitenziario del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano Bicocca in collaborazione con l’équipe dell’istituto penitenziario.
Altra convenzione è quella con l’Università di Firenze, il Parco dell’arcipelago toscano, l’Asa (Azienda Servizi Ambientali) e il Comune di Livorno, per l’elaborazione di percorsi e strategie “finalizzate al raggiungimento di vari obiettivi: completare il passaggio verso l’autonomia energetica dell’isola; sviluppare il recupero delle acque reflue per il riuso in agricoltura; gestire i fanghi di depurazione; efficientare i sistemi di irrigazione delle colture; valorizzare l’agrobiodiversità locale in collaborazione con la Banca del germoplasma della Toscana”. Non solo. Grazie alla collaborazione con il Parco nazionale dell’arcipelago toscano ai detenuti sarà dato modo di valorizzare l’aspetto turistico dell’isola. Un modello che, se si rivelerà funzionante, potrà essere poi esportato in tutta Italia.