A Gaza si riaccende la speranza: Israele ed Egitto trattano un accordo per il cessate il fuoco

A Gaza si riaccende la speranza: Israele ed Egitto trattano un accordo per il cessate il fuoco e si dicono ottimisti

A Gaza si riaccende la speranza: Israele ed Egitto trattano un accordo per il cessate il fuoco

Dopo mesi di guerra, in modo del tutto inaspettato, si è riaccesa una flebile speranza di pace per la Striscia di Gaza. A riferire di questa possibile svolta nel conflitto è la radio israeliana Kan, secondo cui funzionari di Israele ed Egitto si sarebbero scambiati le bozze dei documenti per un accordo di cessate il fuoco con Hamas e per il contestuale rilascio degli ostaggi ancora in mano al gruppo terroristico.

Sempre secondo l’emittente di Tel Aviv, i mediatori starebbero analizzando le due proposte per trovare un compromesso in grado di accontentare tutte le parti. Una trattativa che si preannuncia lunga, ma su cui – secondo quanto trapela – filtrerebbe “grande ottimismo”.

Al momento, si sa che la proposta egiziana prevede il rilascio di otto ostaggi in vita e di otto corpi, in cambio di una tregua della durata compresa tra 40 e 70 giorni, insieme alla liberazione di centinaia di detenuti palestinesi. Il piano israeliano, invece, sostenuto dagli Stati Uniti guidati da Donald Trump, prevede il rilascio di cinque ostaggi in cambio di un numero elevato di detenuti palestinesi, con un cessate il fuoco di due mesi.

Da Netanyahu nessuna pietà per Gaza

Quel che è certo è che, mai come ora, l’accordo appare possibile. Nonostante ciò, l’esercito israeliano (IDF) sta in queste ore intensificando la pressione su Hamas, con raid che martellano l’intera Striscia di Gaza. Una serie impressionante di attacchi aerei ha provocato l’ormai tragica e quotidiana scia di sangue, con almeno 16 morti nella città di Khan Younis, nel sud dell’enclave palestinese, e altre 36 vittime registrate a Gaza City.

Una mattanza che ha fatto infuriare le Nazioni Unite, che hanno condannato senza appello l’impatto degli attacchi israeliani sui civili, sottolineando che “una grande percentuale delle vittime sono bambini e donne”.

Ma non è tutto. Sempre secondo l’ONU, a riprova della brutalità degli ultimi raid, “tra il 18 marzo e il 9 aprile 2025 si sono verificati circa 224 attacchi israeliani contro edifici residenziali e tende per sfollati”.

Una situazione che appare destinata a peggiorare nelle prossime ore, visto che il portavoce dell’IDF ha emesso un ordine di evacuazione urgente per diversi quartieri intorno a Shujaiyeh, a Gaza City, chiedendo ai residenti di spostarsi immediatamente verso i rifugi noti nella parte occidentale della città, così da mettersi al riparo dai raid.

L’allarme dell’Unicef

Una guerra che dura ormai da 17 mesi, eccezion fatta per la breve pausa di inizio anno, e che – secondo l’UNICEF – ha ormai assunto proporzioni bibliche, con “più di 15.000 bambini uccisi e oltre 34.000 feriti”.

Sempre secondo l’organizzazione umanitaria, delineando uno scenario catastrofico, da quasi due anni “i bambini a Gaza sono intrappolati in un ciclo incessante di paura, violenza e bisogno di aiuto. Questo deve finire. I bambini devono essere protetti, deve essere consentito l’ingresso agli aiuti e il cessate il fuoco deve essere ripristinato. Adesso”.

Israele si spacca sulla guerra a Gaza

Intanto, in Israele proseguono le proteste dei militari contro il primo ministro Benjamin Netanyahu. Dopo la lettera con cui un migliaio di riservisti dell’Aeronautica hanno chiesto al leader di Tel Aviv la fine delle ostilità a Gaza – richiesta che è costata loro il licenziamento – altri 250 riservisti ed ex membri dell’unità di intelligence 8200 dell’esercito israeliano hanno espresso, in un’altra lettera, la loro solidarietà ai colleghi dell’Aeronautica, chiedendo che la guerra finisca al più presto.

“Ci identifichiamo con l’affermazione che, al momento, la guerra serve principalmente interessi politici e personali, e non interessi di sicurezza”, scrivono i 250 riservisti. “Continuare la guerra non contribuisce a nessuno degli obiettivi dichiarati e provocherà la morte di ostaggi, soldati israeliani e persone innocenti”, si legge ancora nella lettera.

Un documento che, come il precedente, ha fatto infuriare i vertici militari israeliani che – come dichiarato all’Associated Press – non esiteranno a licenziare tutti i firmatari.