Prima il blocco totale imposto a Gaza city, poi l’uso di armi devastanti tra cui le famigerate bombe al fosforo bianco e, per non farsi mancare nulla, missili che vanno a colpire ospedali, moschee e perfino campi profughi. C’è da chiedersi se il primo ministro Benyamin Netanyahu nella sua risposta allo spaventoso attentato del 7 ottobre scorso, in cui hanno perso la vita almeno 1400 israeliani, non sia andato ben al di là del sacrosanto diritto a difendersi dagli attacchi esterni.
Dopo aver chiuso un occhio su troppe violenze avvenute Gaza ora Bruxelles pretende il rispetto delle vite dei civili
Un dubbio legittimo che fino a pochi giorni fa era appannaggio delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie ma che, poco alla volta, sembra iniziare a diffondersi anche all’interno dell’Unione europea che inizialmente aveva chiuso più di un occhio sulle presunte atrocità commesse dall’esercito di Tel Aviv. A imporre – seppur molto lentamente e con non poche difficoltà – questo cambio di vedute è l’Alto commissario dell’Unione europea per la politica Estera, Josep Borrell (nella foto), che da giorni sta cercando di conciliare il diritto alla difesa di Israele, su cui nessuno ha nulla da dire, con la protezione della popolazione civile che le norme internazionali impongono durante i conflitti.
Un pressing lento e costante, per giunta portato avanti con estrema cautela così da non infastidire eccessivamente Israele, che ieri ha spinto l’Alto commissario Ue – davanti all’ennesima atrocità di questa guerra – a ribadire: “Basandomi sulla chiara posizione del Consiglio dell’Unione europea secondo cui Israele ha il diritto di difendersi in linea con il diritto umanitario internazionale e garantendo la protezione di tutti i civili, sono sconvolto dall’elevato numero di vittime a seguito del bombardamento da parte di Israele del campo profughi di Jabalia”. Parole che fino a qualche settimana fa nessuno Stato europeo si sarebbe sognato di appoggiare, a differenza di quanto accade ora dove quasi tutti si sono resi conto che la situazione in Palestina è talmente critica da non poter essere taciuta.
Macron e Scholz aumentano il pressing su Netanyahu
Lo hanno capito soprattutto i governi di Emmanuel Macron e di Olaf Scholz che di ora in ora aumentano il pressing su Netanyahu, prima sconsigliandogli di invadere Gaza e dopo chiedendogli di rispettare la vita dei palestinesi perché “anch’essi sono vittime di Hamas”. Che la posizione europea sia mutata rispetto ai primi giorni del conflitto, quando Ursula von der Leyen condannava gli attentati terroristici – com’è giusto che sia – e assicurava appoggio a Israele mentre non diceva una parola sul dramma dei palestinesi, è evidente soprattutto dalle conclusioni emerse nel corso dell’ultimo vertice dell’Unione europea in cui si ribadisce “l’importanza di garantire, in ogni momento, la protezione di tutti i civili in linea con il diritto internazionale umanitario” precisando che l’Europa “deplora ogni perdita di vita umana tra la popolazione civile”
Documento in cui Bruxelles esprimeva “la più profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza e chiede di assicurare un accesso umanitario continuo, rapido, sicuro e senza restrizioni nonché l’arrivo degli aiuti ai bisognosi attraverso tutte le misure necessarie, compresi pause e corridoi umanitari per le esigenze umanitarie”. Insomma sembra proprio che l’Unione europea, seppur con un certo ritardo, stia iniziando a capire che c’è grande differenza tra il diritto a difendersi e quanto sta accadendo in Palestina.