Carlo Calenda, il pendolo. Il leader di Azione nel bel mezzo del divorzio dall’ex alleato Matteo Renzi con cui sta litigando per spartirsi i soldi del gruppo al Senato (con il presidente La Russa nel ruolo del giudice divorzista) esulta per l’ottimo risultato del suo partito alle amministrative di Foggia. “Complimenti a Maria Aida Episcopo, neoeletta sindaca di Foggia, e a tutti i nostri dirigenti e candidati che hanno partecipato a questa tornata amministrativa. Un grande lavoro, che ha portato a ottimi risultati. Avanti così”, scriveva due giorni fa sottolineando anche l’ottimo risultato della lista comune con Italia Viva, che ha ottenuto l’8,3%.
A Foggia è andato in onda un campo quasi larghissimo. Pd, M5S e Azione hanno permesso l’elezione di Episcopo. Ma Calenda ha subito tirato il freno a mano
Nelle elezioni del comune pugliese, sciolto due anni fa per infiltrazioni mafiose, è andato in onda un campo largo, quasi larghissimo, che ha messo insieme il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte (che in questi giorni rivendica con forza la scelta della candidata), il Partito democratico guidato dalla segretaria Elly Schlein e Calenda con Azione. La segretaria del Pd sottolinea come le elezioni di Foggia siano “la dimostrazione che quando ci uniamo e costruiamo un progetto per la comunità, scegliendo una candidatura credibile, l’alternativa a queste destre c’è”. Ma Calenda ha subito tirato il freno a mano.
Alla domanda se l’alleanza fosse replicabile sul piano nazionale il leader di Azione in onda nella trasmissione Cinque minuti su Rai 1 ha risposto nettamente: “No, non si può immaginare perché non è quella la soluzione. Io non credo che M5S e Pd potrebbero stare insieme a governare il Paese, perché hanno idee diverse a partire dalla politica internazionale. A Foggia. Ha proseguito Calenda c’era una situazione molto particolare, perché era un Comune che era stato sciolto per legami con la criminalità organizzata. Non si poteva pensare che tornasse da quelle parti lì. Abbiamo fatto scelte di natura eccezionale”.
Al leader di Azione non vanno bene i 5 Stelle perché populisti e non va bene il Pd perché amico dei populisti
Ricapitolando: a Calenda non vanno bene i 5 Stelle perché populisti, non va bene il Pd perché amico dei populisti, non va bene Renzi perché “inaffidabile”, con +Europa ha rotto in occasione delle ultime elezioni politiche e con la destra – a sentir lui – non vuole nemmeno immaginare un’alleanza elettorale. Quindi che fa Calenda? Pendola.
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