Oltre Caivano, Napoli ha molte altre periferie abbandonate dalle istituzioni. Da una di queste, Ponticelli, si leva il grido di Anna Ferrara, commerciante impegnata sul fronte antiracket con Sos Impresa – Rete per la legalità, e presidente dell’associazione Report. Il 31 dicembre del 2022 la sua auto saltò in aria per l’esplosione di un ordigno.
Anna Ferrara ha subìto un attentato a Ponticelli il 31 dicembre 2022: “Qui i ministri non ci vengono”
Dieci anni prima un’altra bomba fu piazzata davanti al suo negozio. Anna vive nella paura ma non si ferma e continua a denunciare l’illegalità della periferia est di Napoli dove le istituzioni non mettono piede, e ministri, sindaco o assessori non fanno passerelle nemmeno a favore di telecamera. Parliamo di un quartiere dilaniato da una faida di camorra che non esita a usare le armi più micidiali, dove si spara anche davanti alle scuole nell’ora di punta e alle 19.30 cala un vero e proprio coprifuoco, anche nelle piazze principali. E dove, nonostante gli ultimi arresti di capi e affiliati dei clan in lotta tra loro, la situazione non accenna a cambiare gettando nel terrore i cittadini.
Anna, da quanto tempo la periferia est sta chiedendo alle istituzioni di intervenire?
“Abbiamo inviato una lettera a Giorgia Meloni un anno fa dopo l’agguato davanti a una scuola, dove la preside aprì le porte per far entrare genitori e bambini che scappavano. I punti riguardavano l’abbandono del territorio e soprattutto la criminalità. Ma la situazione ora è peggiorata. E ho una domada: come mai il governo decide a chi rispondere e a chi no?”.
Si riferisce al grande clamore che c’è stato su Caivano?
“Senza nulla togliere ai grandi problemi che del Parco Verde, la nostra emergenza è stata denunciata l’anno scorso con una lettera inviata direttamente alla premier. Dopo la bomba sotto la mia auto venne la presidente della Commissione antimafia della Regione Campania, Carmela Rescigno, che si era detta disponibile ad organizzare un incontro col ministro dell’Interno e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma poi non si è fatto nulla. Ma qui la situazione è rimasta drammatica”.
Cioè? Cosa accade di preciso?
“Ma qui c’è il coprifuoco. Alle 19.30 dobbiamo chiudere i negozi. La piazza principale – piazza Aprea – è un deserto perché la gente ha sempre più paura. L’appello che lanciammo con la firma di docenti e parroci non ha mai avuto risposta nonostante sia stata certamente letta. Sono andata anche a Caivano, ma è stato impossibile incontrare la premier”.
Perché questo disinteresse secondo lei? Conta di più l’impatto mediatico di alcuni fatti di cronaca?
“Sì, conta di più rispetto a quello che si fa sul territorio. A Ponticelli ci sono tante associazioni unite che ogni giorno sono impegnate, ma il peso mediatico di Don Maurizio Patriciello ha permesso di far arrivare a Caivano il governo. Qui non viene nessuno”.
Come sta vivendo dopo l’attentato del dicembre scorso?
“Vivo guardandomi alle spalle mentre cammino perché non so da chi è venuto l’ordine di piazzare la bomba. Possono essere stati tanti i colpevoli che ad oggi non sono stati ancora individuati. Ho paura ogni sera quando torno a casa e la rabbia è tanta. Per questo in quella lettera ho coinvolto le persone perbene e i cittadini che vivono o sono impegnati in questo quartiere. Non è possibile restare in silenzio”.
E l’Amministrazione comunale le è vicina?
“È latente. Il sindaco Gaetano Manfredi non mi ha mandato nemmeno un messaggio dopo l’attentato, né c’è stata la solidarietà degli assessori o dei consiglieri comunali. Quando questi episodi accadono ai danni di una cittadina normale che si impegna conta meno. Io mi batto per le future generazioni, ma per la politica questi quartieri sono solo un bacino di voti. Perché se c’è la volontà politica si mettono in campo risorse, mezzi e forze dell’ordine come stiamo vedendo a Caivano. Se no, non succede niente”.