di Stefano Sansonetti
Un nutrito gruppo di appalti assegnati senza gara, quasi tutti a società estere. Non c’è che dire, sembra proprio che in tema di commesse alla Banca d’Italia non piaccia molto il Belpaese. Nell’ultimo anno e mezzo sono decine i servizi che l’istituto di palazzo Koch, guidato da Ignazio Visco, ha affidato a gruppi americani, tedeschi e giapponesi. Basta fare un rassegna dei contratti perfezionati per rendersene conto. E per verificare che via Nazionale spesso e volentieri procede “senza indizione di gara” perché, come viene spiegato nelle carte, si tratta fondamentalmente di servizi che per la banca centrale possono essere acquistati solo da certi operatori. Gli esempi si sprecano.
Senza gara, per esempio, è stata attribuita una commessa da ben 68 milioni di euro per servizi informatici come la manutenzione degli elaboratori centrali e la fornitura di licenze d’uso dei prodotti software. Ebbene, sulla lucrosa attività ha messo le mani la controllata italiana dell’Ibm, colosso informatico americano. Dai documenti viene fuori che si è optato per una procedura negoziata, senza gara, perché “i servizi possono essere forniti unicamente da un determinato offerente per ragioni tecniche, connesse alla tutela di diritti esclusivi”. Si tratta di una dicitura che ricorre spesso anche in altri contratti.
Le aziende in ballo
Nel solo mese di maggio, Bankitalia ha comunicato l’affidamento all’esterno di due servizi. Uno ha a oggetto “interventi evolutivi su 15 linee integrate di selezione e confezionamento di banconote”, ed è stato assegnato alla tedesca Giesecke e Devrient Gmbh, con sede a Monaco, al costo di 422 mila euro. Per “servizi di ricerca di mercato”, valore 252 mila euro, via Nazionale ha invece fatto riferimento alla Gartner Italia, controllata attraverso una holding olandese dalla società americana Gartner, multinazionale di analisi e consulenza. Certo gli Stati Uniti sono i più rappresentati nel bouquet delle commesse di Bankitalia. Sempre con procedura negoziata, senza esperimento di una gara, è stata assegnata all’americana Hewlett Packard un’attività di “assistenza hardware, software e sistemistica”, staccando un assegno da 541 mila euro. A un gruppo belga che si occupa di informazioni economico-finanziarie, ossia Bureau van Dijk, la banca centrale si è affidata per l’“acquisizione di banche dati finanziarie”. La società, che ha il suo quartier generale a Bruxelles, è stata remunerata con 826 mila euro.
Come si vede la maggior parte dei contratti riguarda servizi informatici. Gli stessi che, peraltro, comportano mediamente gli esborsi maggiori da parte di palazzo Koch. Come quello che è stato necessario per pagare la californiana Serena Software, che ha effettuato una delle tante forniture di prodotti software: 1 milione e 100 mila euro. Nella stessa scia si inserisce l’assegno da 1 milione e 700 mila euro che Bankitalia ha staccato a beneficio dell’americana Bmc Software, in questo caso per acquistare prodotti indispensabili alle “esigenze funzionali dei sistemi centrali dell’istituto”.
Non solo Stati Uniti
Di informatica, però, non vivono soltanto gli Stati Uniti. E così ecco venir fuori un appalto concesso senza gara alla Sap per l’acquisizione di licenze software. La Sap, che ha sede a Walldorf, in Germania, ha incassato 2 milioni e 400 mila euro. E nella corposa lista c’è anche la giapponese Toshiba, che per l’“adattamento di selezionatrici di banconote” ha preso 561 mila euro. In questo caso, spiegano i documenti della procedura, la scelta della procedura negoziata è stata dettata dal fatto che “i servizi possono essere forniti unicamente da un determinato offerente per ragioni tecniche”.
E i gruppi italiani? Per carità, non si può dire che siano del tutto assenti dalle scelte di palazzo Koch, ma spesso si trovano un po’ nelle retrovie delle scelte. Tra quelli che ultimamente hanno incassato le commesse più ricche, in ogni caso, c’è Telecom Italia.