di Carmine Gazzanni
A sentirlo parlare sembra Maurizio Crozza che imita Matteo Renzi, piuttosto che il nostro premier “original”. “Ci vuole l’Italia che corre, non l’Italia che ricorre, un’Italia che fa le cose, che non ingrassa sulle cause”, ha detto il Presidente del Consiglio ieri, in visita ai cantieri lungo la Salerno-Reggio Calabria, dove per l’occasione hanno anche pensato di imbastire tavolate nella galleria per banchettare tutti insieme allegramente. Eppure non ci sarebbe granché da festeggiare perché, a parte i soliti annunci e spot 2.0, il tanto atteso “Masterplan per il Mezzogiorno”, annunciato da anni e pubblicato solo lo scorso novembre, è ancora in alto mare e, di questo passo, non potrà far altro che naufragare.
AIUTI SOLO SU CARTA – Ma andiamo con ordine. Su tutto, il Piano di rilancio del Sud, secondo i progetti governativi, dovrebbe avvenire secondo due linee direttrici: sussidi per le imprese e utilizzo concreto dei fondi comunitari. Peccato, però, che su entrambi i fronti i ritardi (e i rischi che altri possano accumularsi) non sono pochi. Partiamo dagli aiuti alle imprese. Concretamente il Governo ha previsto, nell’ultima legge di Stabilità, finanziamenti di tutto riguardo: ben 617 milioni di euro annui dal 2016 al 2019 sotto forma di crediti d’imposta, “nella misura massima del 20% per le piccole imprese, del 15% per le medie imprese e del 10% per le grandi imprese”. Niente di più facile per le aziende: tutto sta a comunicare l’intenzione di avvalersi dei crediti all’Agenzia delle Imprese. Peccato però che modalità, termini e contenuto della comunicazione “sono stabiliti con provvedimento del direttore dell’Agenzia, da emanare entro sessanta giorni” dall’entrata in vigore della legge. Un provvedimento che non è mai arrivato, lasciando al palo tutte le imprese che speravano nell’aiuto dei fondi statali.
FONDI UE IN ALTO MARE – Passiamo a questo punto all’altro capitolo: i fondi europei. Mentre Renzi ieri bivaccava in Calabria, la Corte dei Conti pubblicava, manco a farlo apposta, la relazione conclusiva sull’utilizzo dei fondi 2007-2013. Quanto restituiremo a Bruxelles si saprà soltanto a fine mese quando avrà termine l’istruttoria della Commissione europea. Dai documenti pubblicati, però, si può già tirare qualche somma. A cominciare dal fatto che per ben nove programmi non è stato raggiunto il target previsto. E tra questi, ad esempio, spunta manco a dirlo proprio il Por Calabria: risultato fermo al 59% mentre il target minimo da raggiungere era fissato al 72,9%. Stesso discorso anche per la Sicilia. E stesso discorso, guarda caso, anche per il Programma Operativo Nazionale “Reti e Mobilità”, fermo al 49,8% mentre il target era fissato al 69,9%. Ma questo, ovviamente, meglio non dirlo nel “giorno” della Salerno-Reggio Calabria. Facendo un conto complessivo, le Regioni meridionali hanno ricevuto fondi Por pari a quasi 16 miliardi. Ma i pagamenti (al 31 giugno 2015) sono fermi a 11,3. Il 71% del complessivo. Se in sei mesi poco o nulla dovesse essere cambiato, quasi 5 miliardi torneranno a Bruxelles.
Tw: @CarmineGazzanni