di Antonio Acerbis
“C’è una strada più semplice: quella di attrezzarsi e farsi saltare in aria”. E bisogna cominciare “dall’Italia, andiamo a Roma e iniziamo dalla stazione”. Perché “Allah ha ordinato di uccidere i suoi nemici”. Sono queste alcune delle frasi pronunciate dall’Imam somalo di 22 anni fermato stamattina alle sei e mezza dagli agenti della Digos che lo hanno prelevato dal centro di prima accoglienza di Campomarino, in provincia di Campobasso, “Blue Bay”, con l’accusa di istigazione al terrorismo. Un’operazione che la Procura di Campobasso ha gestito e concluso dopo che il giovane è stato tenuto d’occhio a lungo, almeno da dicembre. Fino ad arrivare, appunto, all’arresto, resosi necessario anche perché, secondo la ricostruzione degli inquirenti, “stava meditando la fuga in Siria per andare a combattere la guerra santa”. Il ragazzo diceva agli altri ospiti del centro bassomolisano di essere affiliato a organizzazioni di stampo terroristiche (Al Shabab, operativa in Somalia e Isis) alle quali aveva manifestato totale adesione, anche pubblicamente, durante la preghiera del venerdì che rappresenta la giornata più sacra per i musulmani come per i cattolici è la domenica. Insomma, il giovane era un vero e proprio leader religioso e carismatico, “un uomo colto che conosceva bene il Corano”, come ha detto il Questore di Campobasso Raffaele Pagano durante la conferenza stampa. Era lui, l’Imam, a guidare il gruppo di giovani musulmani che ogni giorno, sul piazzale del villaggio turistico riconvertito in struttura di prima accoglienza, stendono i tappeti e si rivolgono alla Mecca. Lui, la cui identità anagrafica e la cui storia personale non sono note per decisione del Procuratore capo Armando D’Alterio, avrebbe fatto una calorosa propaganda per le organizzazioni terroristiche “manifestando adesione agli obiettivi e ai metodi segnati da atti di violenza dei combattenti jihadisti”. Non a caso, il giovane, che ora si trova rinchiuso nel penitenziario di Larino in attesa della convalida del fermo, avrebbe, in diverse occasioni, esaltato gli attenti di Parigi del 13 novembre scorso, inneggiato il martirio suicida e alla violenza contro l’Occidente invitando i giovani del gruppo di profughi a unirsi alla cruenta guerra santa per debellare il male e far trionfare Allah. Non è l’unico caso però su cui stanno lavorando gli investigatori molisani. Un territorio lontano dai riflettori, tranquillo, ma con diversi fascicoli aperti sugli aspiranti jihadisti di casa nostra. La distrettuale antimafia di Campobasso sta seguendo alcune piste che portano a personaggi ben noti che in tempi recenti hanno viaggiato in zone calde, dove sono presenti campi di addestramento per jihadisti.