C’è qualcuno che ora li chiama anche pezzi salati quelli della buvette di Montecitorio. Lo storico bar della Camera ha, infatti, alzato i prezzi. Mandorle tostate e salate d’ora in avanti verranno offerte gratuitamente soltanto con l’aperitivo e non verranno offerte gratuitamente a chiunque ne faccia richiesta. Ma di che aumento dei prezzi stiamo parlando? L’aperitivo, appunto, non costerà più 4 euro ma “ben” 4,50 euro. Lievita anche il prezzo del caffé da 80 a 90 centesimi, e il cappuccino da un euro arriva a costare 1,20 euro. I fritti arrivano a 1,50 euro, 30 centesimi d’aumento. Insomma prezzi normali per onorevoli che non guadagnano stipendi normali, ma ben più di uno stipendio medio. Insomma non chiamiamolo rincaro.
Gli aumenti, secondo quanto si apprende, sarebbero determinati dalle perdite della società che gestisce il servizio della buvette. Anche perché se il rosso dovesse persistere potrebbero scattare anche dei licenziamenti. Un rischio che prima di settembre non si correva dal momento che i commessi della buvette erano dipendenti della Camera, ora ‘riciclati’ in altre mansioni nel Palazzo.
“I prezzi alla Buvette continuano ad essere più bassi rispetto i listini medi pagati dai cittadini italiani”, ha denunciato però il Presidente del Codacons Carlo Rienzi, “Oramai la classica tazzina di caffè consumata al bar è arrivata a costare 1 euro in numerosissimi esercizi, e 1 euro l’uno costano anche mignon e piccole paste da accompagnare al caffè. Per un aperitivo alcolico, il costo medio in Italia non è inferiore ai 5 euro, contro i 4,5 euro assicurati a Montecitorio. Sembra proprio che i politici italiani, nonostante i nuovi listini della Buvette, continueranno a godere dei soliti privilegi, spendendo meno per bere e mangiare rispetto a quanto pagano mediamente i cittadini italiani”.