“Nelle ultime settimane s’è fatta strada l’ipotesi di Emma Bonino. Gode di buona stampa, riscuote grande simpatia tra gli intellettuali, ogni giorno decine di sondaggi la danno per favorita in virtù del suo essere donna e delle sue battaglie laiciste. Insomma, alle élite del nostro Paese la leader radicale piace”, anche se “dal punto di vista politico e culturale non rappresenta affatto il mondo cattolico ma incarna piuttosto una cultura radicale libertaria che nulla ha a che vedere con le posizioni e la sensibilità di chi, anche da laico, si batte, Costituzione alla mano, per difendere la famiglia come ‘società naturale fondata sul matrimonio”. Così, sul suo sito internet e in un dossier dedicato alle elezioni del prossimo presidente della repubblica, il settimanale cattolico delle Edizioni Paoline, ‘Famiglia Cristiana’, stronca la candidatura della leader radicale Emma Bonino.
Inoltre, spiega la rivista “molti sorvolano su un piccolo particolare: alle ultime elezioni politiche la lista in cui era candidata la Bonino, “Amnistia Giustizia Libertà”, ha preso alla Camera dei deputati la percentuale dello 0,19%, cioè 64.709 voti restando fuori dal Parlamento”. ‘Famiglia Cristiana’ avvia il suo ragionamento dopo aver affermato che, “se c’è un principio da cui non si può derogare nell’eleggere il Capo dello Stato è quello della sua rappresentatività. Chi siede al Colle deve essere una personalità in grado di dare voce a tutti gli italiani facendosi garante, come recita la Costituzione, dell’unità nazionale”.
Subito dopo, il settimanale prosegue nella sua stroncatura di Emma Bonino, con un excursus storico sulle posizioni del Partito radicale e della militanza politica della ex commissaria europea, ex ministro ed ex parlamentare: “La sua linea, ribadita da anni di campagne e scioperi della fame, è chiara: depenalizzazione di tutti i tipi di droga, divorzio breve, apertura ad ogni tipo di famiglia comprese quelle composte da coppie omosessuali, eutanasia, liberismo sfrenato in economia, abolizione della legge 40 sulla fecondazione assistita, accettazione dell’ideologia del gender secondo la quale, come ha ricordato Benedetto XVI, ‘l’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela’. E poi ancora: aperture sulle banche del seme e all’utero in affitto”.
Ancora più polemica, poi, la rievocazione da parte del settimanale cattolico delle battaglie abortiste di Bonino: “Senza dimenticare che la Bonino entrò in Parlamento la prima volta nel 1976 sull’onda della notorietà conquistata quando aiutava le donne ad abortire illegalmente a domicilio. Una pratica che lei stessa descrisse in un’intervista: ‘Gli aborti’, spiegò, ‘vengono fatti con una pompa di bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce il contenuto dell’utero. Io uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate'”.
Seguono, nell’articolo, lunghe citazioni di critiche alla possibile candidatura di Emma Bonino da parte di varie associazioni cattoliche, come il Forum delle associazioni familiari, il Movimento per la Vita e l’Associazione nazionale famiglie numerose. “Emma Bonino – conclude ‘Famiglia Cristiana’ – è evidente, non rappresenta tutti gli italiani e, se eletta, dovrebbe rappresentare una Costituzione fondata su alcuni principi che lei stessa nella sua lunga carriera politica ha combattuto aspramente”.