Quarantaquattro persone e tre società rinviate a giudizio per il disastro ambientale dell’Ilva. E non mancano i big a finire alla sbarra, con in testa l’ex presidente della regione Puglia Nichi Vendola. Nessuno sconto rispetto alle richieste della Procura con il giudice dell’udienza preliminare, Anna De Simone, che ha rinviato a giudizio tutti. Il gup ha rigettato le eccezioni di incompetenza territoriale e funzionale e i motivi di nullità presentati dalla difesa degli imputati.
Le tre società sono state tirate in ballo per la responsabilità amministrativa delle imprese. Si tratta dell’Ilva, della Riva Fire e della Riva Forni Elettrici. Oltre a Vendola tra le persone finite alla sbarra ci sono Fabio Riva, attualmente detenuto nel carcere di Opera a Milano, Nicola Riva (rappresentanti della proprietà Ilva), l’ex presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, gli ex direttori dell’Ilva di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, il sindaco di Taranto, Ezio Stefano. I capi d’imputazione variano a seconda dei casi passando dall’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale (quella contestata ai due fratelli Riva) fino all’omissione d’atti d’ufficio contestata a sindaco di Taranto. A Vendola contestata la presunta concussione per presunte pressioni sull’Arpa.
Per tutti e 47 gli imputati era già arrivato, lo scorso luglio, il rinvio a giudizio da un precedente gup, Wilma Gilli, dopo un’udienza preliminare durata quasi un anno. Il processo in Corte d’Assise era anche cominciato solo che a dicembre fu interrotto a seguito di un errore nei verbali riscontrato dalla Procura, errore che avrebbe potuto inficiare il prosieguo del procedimento. Di qui il parziale azzeramento e il ritorno ad un nuovo gup.