di Giorgio Ferrini
Luca Lotti mette mano ai servizi segreti. Minniti permettendo, visto che sulla carta la delega all’intelligence ce l’avrebbe l’ex fedelissimo di Massimo D’Alema. Ma il braccio destro di Matteo Renzi, fiorentino come il suo capo, ormai tracima e ha referenti in tutte le forze dell’ordine. E così, alla vigilia di una tornata di nomine importanti, generali e prefetti hanno capito benissimo qual è il carro vincente di Palazzo Chigi. E cercano di salirvi sopra.
Il bersaglio grosso si chiama Dis, Dipartimento per le informazioni e la sicurezza, ovvero l’organismo di raccordo tra i due servizi operativi per l’interno (Aisi) e per l’estero (Aise), deputato ad avere rapporti con l’autorità di governo e il comitato parlamentare di controllo. Dal 2012 è retto dall’ambasciatore Giampiero Massolo, il cui incarico scade a maggio. Da mesi si vocifera di una sua giubilazione al Consiglio di Stato, oppure di un posto importante alla Farnesina, ma negli ultimi giorni il vento sembra girato. Adesso i bookmaker lo danno per riconfermato senz’ombra di dubbio, grazie a tre fattori: la mancanza di solide alternative, il suo ottimo livello di conoscenze internazionali e il rapporto diretto che può vantare con Renzi. Ad aspirare alla poltrona di Massolo era Alberto Manenti, il generale dell’Amministrazione che ha salito tutti i gradini dell’Aise fino a esserne nominato direttore lo scorso anno. Manenti in passato ha gestito dossier delicati e misteriosi come Telekom Serbia e Nigergate, ha ottimi rapporti con la Cia e con il Mossad, è nato in Libia e parla l’arabo (il che aiuta, visto che l’Italia sarà sempre più impegnata nell’ex Paese di Gheddafi), è ben visto dal centrosinistra e ha combattuto il sistema di potere messo su da Niccolò Pollari. Oggi ha buoni rapporti con Lotti e buonissimi con Marco Minniti. L’altra poltrona sulla quale c’è battaglia è quella di direttore dell’Aisi. L’attuale direttore, il generale dei carabinieri Arturo Esposito, va in pensione a giugno e ci va con l’unanime riconoscimento di aver interpretato il ruolo in maniera assolutamente “istituzionale”. Un modo elegante per dire che la politica gli riconosce di non aver giocherellato con i dossier. All’ex Sisde puntano un tris di generali, Mario Parente, Paolo Poletti ed Emanuele Saltalamacchia, e il prefetto Francesco Paolo Tronca, che sta vivendo un quarto d’ora di celebrità con la carica di commissario straordinario della capitale.
Parente, 57 anni, ex comandante del Ros, è appena diventato generale di divisione ed è vicedirettore dell’Aisi. Unanimemente stimato, ha un curriculum a prova di bomba costruito tutto nell’Arma. Anche Poletti è vicedirettore dell’Aisi, ma viene dalla Guardia di Finanza dove è stato capo di stato maggiore. Ne sarebbe probabilmente diventato il comandante generale al posto di Saverio Capolupo, se un’inchiesta della Procura di Napoli (nata da una faida interna) non lo avesse azzoppato. Adesso che ne è uscito pulito avrebbe chiesto al governo di essere “risarcito”.
SCELTE POLITICHE – Le altre due scelte sarebbero in qualche modo più “politiche”. Saltalamacchia è ritenuto da tutti un ottimo ufficiale, ma non ha ancora tutti i gradi e ha più che altro il merito di comandare i carabinieri della Toscana e di avere un rapporto diretto con Renzi e Lotti. Nominarlo al vertice dei servizi sarebbe un salto triplo, come fu all’epoca la promozione del questore Franco Gabrielli all’Aisi. Il prefetto Tronca, infine, ed è qui la sorpresa, è convinto di aver pescato l’asso con l’ennesima affittopoli romana sulla quale sta suonando la grancassa. Tra un anno dovrebbe andare in pensione, ma se vincesse la sedia numero uno al servizio interno otterrebbe anche lui, oltre che il doppio stipendio, altri quattro anni di contratto.
La polizia a Gabrielli. Ma se non va c’è Tronca
di Alessandro Righi
In polizia lo chiamano “il Predestinato” dal 2006. Ovvero da quando, in un giorno solo, venne nominato prefetto e capo del Sisde. Una cosa mai vista. E ora il viareggino Franco Gabrielli è entrato anche nelle grazie di Matteo Renzi, dopo esser stato vicinissimo a Dario Franceschini ed Enrico Letta, è diventato il candidato numero uno per il posto di capo della polizia. Per la guida della Guardia di Finanza, invece, in lizza c’è un poker di candidati. La legge Madia è una tagliola micidiale e ai primi di giugno colpirà anche Alessandro Pansa, che al compimento dei 65 anni dovrà lasciare la poltrona di capo della Polizia.
LA PROMESSA – Fin da quando era a capo della Protezione civile, Gabrielli aveva ricevuto da Renzi la promessa che sarebbe stato il prossimo capo della Polizia. Una certezza che però si è incrinata A ottobre,quando il presidente del Consiglio ha nominato lo stesso Gabrielli commissario straordinario per il Giubileo. Al Viminale è stata presa come un segno inequivocabile che Gabrielli era fuori gioco per la Polizia, perché l’Anno Santo è un appuntamento troppo delicato per essere mollato a metà. E invece, secondo fonti di Palazzo Chigi, non è più così. Il Giubileo si sta rivelando un mezzo flop, con pochi pellegrini e uno scarso impatto sulla città. Morale, per Renzi, a giugno non sarebbe affatto un dramma spostare Gabrielli al Viminale. Ma ci sono alternative? Una degli ultimi giorni c’è e si chiama Francesco Paolo Tronca. Il commissario straordinario di Roma ha fatto sapere che si “sacrificherebbe” volentieri, ma il suo vero obiettivo è andare a guidare l’Aisi, il servizio segreto interno (vedi articolo nella pagina a fianco).
ALTERNATIVE – In pista ci sarebbe anche il prefetto Luigi Savina, appena nominato vicecapo della Polizia e in arrivo da Milano, dove il suo operato come prefetto nel corso dell’Expo è stato giudicato più che soddisfacente dal governo. ella Pubblica Sicurezza. Savina, tra l’altro, gode di buona popolarità tra i poliziotti e presso i sindacati. Il 24 maggio prossimo deve andare in pensione anche il generale Saverio Capolupo, comandante della Guardia di Finanza. Qui la nomina formalmente spetta al ministro dell’Economia, ma al governo non c’è nessuno che non scommetta che la scelta finale verrà presa a Palazzo Chigi, tra Renzi e il fido Lotti. Il candidato più popolare tra le truppe è senza dubbio il generale Giorgio Toschi, abruzzese, comandante in seconda. Suo fratello Andrea fu arrestato nell’inchiesta su Banca Arner, ma nessuno al governo gliene vuol fare una colpa. Stesso tratto e curriculum molto simile per il generale Vincenzo Delle Femmine, attuale vicedirettore dell’Aisi e in passato capo di gabinetto di Giulio Tremonti all’Economia. Se non dovesse farcela per le Fiamme Gialle, Delle Femmine potrebbe comunque aspirare alla poltrona di capo dell’Aisi. Doppia candidatura Aisi-Guardia di Finanza anche per Paolo Poletti, che negli anni passati è stato vittima della guerra senza quartiere tra generali che ha squassato la Finanza e ora è uscito pulito da tutte le accuse. Ma il candidato a sorpresa, quello che rompe gli equilibri, potrebbe essere il sardo Luciano Carta, che guida i Reparti speciali e ha fama di comandante duro ma giusto.