di Carmine Gazzanni
Le strategie possono essere le più variegate possibili. E, si sa, l’ostruzionismo è una legittima tattica parlamentare. Ma sulle unioni civili, tra i cinquemila emendamenti presentati in Senato, c’è davvero di tutto. Uno schiaffo alla dignità delle persone che – piaccia o non piaccia – sperano che la legge venga approvata. E un insulto all’intelligenza di tutti, nessuno escluso. Il senatore di Forza Italia Lucio Malan, per esempio, ce lo immaginiamo giorni e notti intere chino sulla sua scrivania per pensare ore e ore come inventarsi i suoi strampalati emendamenti. Il parto, alla fine, è imbarazzante. E così, tra le tante proposte di modifica presentate, il prode senatore chiede di sostituire le parole “è istituito il registro delle unioni civili tra persone dello stesso” con “si fa”. Tutto questo per quale motivo? Leggere per credere come vorrebbe Malan che diventasse la norma: “Presso gli uffici dello stato civile di ogni comune italiano si fa sesso”. Commenti a parte, Malan si è ingegnato anche in altro. E così, ad esempio, ha chiesto di sostituire l’espressione “unione civile” con “unione renziana” oppure con “una società economica per la gestione di abitazione”. Ma non è l’unico. Perché, ad esempio, l’ex ministro Mario Mauro chiede a sua volta di sostituire la peccaminosa espressione con “associazione senza scopo di lucro reciproco”. O, anche, di parlare più semplicemente di persone “unite da vincolo amicale”. Più soft. Insomma, non solo Lega tra i folli emendamenti. D’altronde anche il padano Gian Marco Centinaio aveva presentato emendamenti simili chiedendo che l’espressione “unione civile” fosse sostituita con formule simili (come la roboante “società economica per la gestione di abitazioni”), prima che decidesse di ritirare il suo “malloppo”, onorevolmente sostituito dal collega Malan. E da tutti gli altri che parlano di “associati che partecipano all’unione” o di “soci assistenziali dell’associazione” che, per alcuni, diventano addirittura “iscritti” ad una “associazione di volontariato”.
AMBASCIATE E TOPONIMI – Ma, come si suol dire, al peggio non c’è mai fine. E così, tra i tanti emendamenti del forzista, spunta quello in cui si chiede che le “coppie di fatto” vengano riconosciute non solo nell’impianto legislativo, ma anche nei “mandati di cattura”, nelle “scommesse sportive”, nei “piani edilizi”, negli “spettacoli finanziati con il Fus”. E, dato che ci siamo, anche nei “piani del traffico”. Ma a proposito di traffico, nell’imbarazzante sequela di mofiche, spunta pure la richiesta che le norme vengano attuate per tutte le persone non dello stesso sesso, ma dello stesso “stradario cittadino ai fini del rispetto delle pari opportunità nell’assegnazione dei toponimi”. Per non parlare, ancora, della flotta di senatori che gioca coi tempi, chiedendo fino a 10 anni di “prova” prima che sia riconosciuta l’unione. E di coloro che vorrebbero impedire il riconoscimento ai “morosi nel pagamento dell’Imu”. E chiudiamo in bellezza. Un altro gruppo di illuminati ha chiesto che le norme si applichino “solo presso le sedi diplomatiche italiane in Paesi che consentono sia i matrimoni fra persone dello stesso sesso sia la poligamia”. Non c’è che dire. Solo dispiace che, su un tema così delicato, la discussione sia tutto fuorché civile. Ma, d’altronde, talis senatore, talis emendamento. E se questi ultimi si commentano da sé, la stessa conclusione vale pure per chi li ha forgiati.
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