Non c’era bisogno del colpo di grazia per certificare il trapasso del Centrodestra. Ma a scanso di equivoci a Milano è scoppiato il solito scandalo, con le manette fin dentro la Regione, mentre a Roma la coalizione ha preferito direttamente suicidarsi. Al Pd che regolerà i suoi conti nelle primarie, e ai Cinque Stelle che puntano tutto sul casting delle Comunarie, i moderati rispondono disperdendo il consenso su tre candidati: Bertolaso, Marchini e Storace. Così è certo che non arriveranno neppure al ballottaggio. La paura di possibili brogli nella selezione dal basso della classe dirigente ha trasformato un potenziale problema in una certa disfatta. E con il crepuscolo del leader carismatico Berlusconi, l’attuale Centrodestra è entrato nella fase più buia della sua storia. Popolati da troppi impresentabili, Forza Italia e Lega hanno criticato aspramente le falle nelle primarie del Pd. E questo non per farne tesoro e selezione i candidati senza commettere gli stessi errori, ma solo per avere l’alibi dietro il quale lasciare tutto così com’è, con Arcore che decide e Salvini e Meloni che fanno i capetti a casa loro. Capetti che sanno accontentarsi delle briciole.
L'Editoriale