di Stefano Iannaccone
Le banche sotto attacco in Borsa. L’Etruria dichiarata insolvente. Il governo che non inserisce in un decreto la norma sui rimborsi. E in questo quadro la commissione parlamentare di inchiesta sugli istituti di credito procede a rilento. Tanto da sollevare malumori. Certo, rispetto a qualche giorno fa c’è stato un passettino in avanti: in commissione Finanze al Senato sarà avviata la discussione per provare ad arrivare a una sintesi tra le varie proposte. Il lavoro si annuncia impegnativo: serve la scrematura di undici testi, con diverse sfaccettature, approdati a Palazzo Madama. Per fare un esempio della distanza dei provvimenti, il ddl del senatore del Pd, il renziano Andrea Marcucci, non fa menzione degli istituti di credito falliti, tra cui la Banca d’Etruria che evoca il nome di Pier Luigi Boschi; mentre la Lega, attraverso il deputato Gianluca Pini e il senatore Paolo Tosato, vuole addirittura valutare “eventuali responsabilità sul suicidio del risparmiatore Luigino D’Angelo”. Posizioni agli antipodi. Ma dal Partito democratico la linea ufficiale è incentrata sulla conciliazione: “Serve un discorso complessivo sul sistema bancario con le altre forze politiche”.
MELINA – Non vanno poi dimenticati gli altri testi depositati alla Camera, di cui bisognerà tener conto in quanto espressione di forze politiche ben rappresentate. Il presidente della commissione Finanze a Palazzo Madama, Mauro Maria Marino, ha comunque ribadito la necessità di vagliare “le undici proposte dalle quali dovrà emergere un unico testo elaborato sulla base delle diverse sensibilità e opzioni presenti nei disegni di legge”. Ma per questo le opposizioni temono che possa iniziare l’operazione impantanamento. “La difficoltà a tenere insieme tutte le questioni sarebbe una buona scusa. Ma se c’è la volontà politica di procedere possono bastare anche dieci giorni”, spiega a taccuini chiusi più di un parlamentare. “La questione è effettivamente complessa da un punto di vista tecnico”, ammette Francesco Molinari, senatore del Gruppo Misto, che è stato relatore della commissione sul Monte dei Paschi di Siena. “Noi come opposizione – aggiunge – cercheremo di evitare l’eventuale rallentamento delle operazioni. Perché è importante che la commissione possa svolgere senza freni il proprio lavoro. Del resto lo stesso segretario del Pd Renzi aveva garantito che l’organismo si sarebbe insediato con pieni poteri”. Sì, proprio così: il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva promesso che i parlamentari avrebbero potuto anche accedere agli atti dei pm. “Attendiamo con ansia il momento in cui possiamo farlo, vogliamo spulciare ogni rigo dei bilanci”, dice a La Notizia il deputato del Movimento 5 Stelle, Alessio Villarosa. I pentastellati fissano paletti chiari: “Se vediamo che fanno melina, forzeremo la mano. Siamo stanchi di questo modo di fare”, scandisce Villarosa. Con una convinzione: che il decreto Salva Banche sia incostituzionale. “C’è una sentenza in Austria, per un caso simile, che consolida la nostra tesi”, chiosano dal Movimento 5 Stelle.
CONTRO LA BOSCHI – E così il cerchio si chiuse con il nome di Maria Elena Boschi. Su questo fronte non è per nulla tenero Massimo Artini, altro firmatario di una proposta di legge alla Camera, che tira in ballo il conflitto di interessi: “Se l’immobilismo del Governo per fare luce sui crack bancari è dovuto al fatto che il padre di Maria Elena Boschi ha rivestito il ruolo di vicepresidente di una della banche sottoposte a procedura di risoluzione, la ministra faccia un passo indietro altrimenti si proceda con rapidità all’istituzione della commissione d’inchiesta”. Insomma, se il Pd vuole frenare si scontrerà con un’opposizione determinata a tirare dritto.
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