di Stefano Iannaccone
La legge sulla regolamentazione delle lobby potrebbe vedere la luce. Con la possibilità di mettere nero su bianco alle procedure di accesso ai centri decisionali, Parlamento in primis, da parte dei lobbisti. E questa volta non si tratta dell’ennesima proposta piena di buone intenzioni. Perché c’è già un accordo di massima nella maggioranza per l’approvazione del testo-base del senatore, Luis Orellana (Gruppo Misto), trasformato in emendamento al ddl Concorrenza in esame al Senato. Ma c’è poco da brindare: la proposta è subito finita sotto il fuoco incrociato dei lobbisti stessi, che chiedono un intervento più incisivo, e del Movimento Cinque Stelle, creando un’insolita intesa.
NEL MIRINO – Il tema ha appassionato molto i parlamentari: sono sedici le proposte di legge depositate nella legislatura in corso; sette alla Camera e nove al Senato. La soluzione è stata cercata anche con modalità diverse: a Montecitorio, viste le difficoltà nel trovare un accordo, si stava approntando un nuovo regolamento, fermo però da tempo, mentre a Palazzo Madama si stava percorrendo la strada della normativa. E in questo contesto si inserisce un ragionamento pratico. “Senza una riforma dei regolamenti parlamentari, qualsiasi intervento legislativo rischia di essere vanificato”, spiega un deputato del Partito democratico in via informale.
COSA PREVEDE – La discussione è confluita nel calderone del ddl Concorrenza. “Avrei preferito una discussione su uno specifico disegno di legge”, ammette Luis Orellana. “Ma per concretezza ho presentato un emendamento per recepire testo”, aggiunge. L’iniziativa del senatore, ripresentata alla Camera dalla deputata di Scelta Civica Adriana Galgano, prevede l’istituzione di un registro dei rappresentanti di interessi con un comitato che vigili sul loro operato. E, secondo quanto risulta a La Notizia, i partiti di maggioranza e il governo sono orientati all’approvazione. Il relatore della legge, il senatore del Pd, Salvatore Tomaselli, non si sbilancia: “Guardo con favore alla proposta. C’è la necessità di varare una normativa sulla questione. Ed è meglio inserirlo in un provvedimento, già in seconda lettura, invece di ripartite da zero con una proposta di legge”. Stando alle previsioni in settimana dovrebbe iniziare il confronto sulla questione a Palazzo Madama. “Io – aggiunge Orellana – ho pensato a una normativa che possa includere tutte le attività degli enti pubblici”.
NO M5S E LOBBISTI – Le opposizioni sono sul piede di guerra. “Al testo manca un intervento sul cosiddetto sistema ‘delle porte girevoli’, la prassi per cui le lobby diventano un ufficio di collocamento per i politici”, afferma Giovanni Endrizzi, capogruppo del Movimento Cinque Stelle nella commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama. A rispondergli per le rime ci ha pensato, però, ancora Orellana, secondo il quale “quando dice Endrizzi non corrisponde al vero, dato che nella norma c’è un articolo che prevede un tale intervento”.
A fare eco al capogruppo M5S, ci ha pensato il collega Vito Crimi, ex presidente dei senatori pentastellati: “La prima cosa che bisognerebbe fare è l’intervento sugli accessi dei lobbisti nei Palazzi, che vanno assolutamente tracciati, per sapere chi invita chi”. Si dirà, i soliti grillini. E invece, seppure in un’ottica diversa, anche tra i lobbisti c’è chi manifesta perplessità. Antonio Iannamorelli, direttore operativo di Reti, società di lobbying e Pubblic Affairs, mette in evidenza le criticità del testo: “Serve un registro volontario che conceda agli iscritti dei reali diritti. In questo caso ci sarebbe davvero una corsa dei lobbisti a iscriversi, anche se fosse previsto un pagamento per l’iscrizione”.
IL PARADOSSO – Ma quali sono i diritti? “Prima di tutto un badge unico concesso annualmente per accedere ai luoghi di decisione e poi la certificazione della risposta in un termine congruo da parte dell’interlocutore. Altrimenti di corre il rischio di far partire la corsa all’escamotage per evitare l’iscrizione”, aggiunge Iannamorelli. E per paradosso i lobbisti dovranno fare attività di lobbying per una legge che regolamenti il loro lavoro. Cercando la sponda con i ‘nemici’ dei 5 Stelle.
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