di Stefano Iannaccone
Una proposta di legge che piace a molti. Dal Partito democratico al Movimento 5 Stelle. Perché consente di tenere sotto controllo la spesa militare. Grazie alla creazione di un’apposita Authority che potrebbe scongiurare nuovi “casi F-35” e le annesse polemiche sulla lievitazione dei costi per lo Stato. Ma il sostegno di alcune forze politiche in Parlamento non basta: il testo è stato rinchiuso in un cassetto in attesa delle audizioni; che non sono mai messe in calendario. Il provvedimento è approdato in commissione Difesa alla Camera nel gennaio 2014. E lì giace. Qual è il motivo? “C’è una forte resistenza ai vertici dell’esercito. Non vogliono alcuna forma di controllo. Eppure non è un’idea di un pericoloso comunista, ma un modello ispirato alla normativa vigente negli Stati Uniti”, spiega a La Notizia il deputato del Pd, Paolo Bolognesi, primo firmatario del disegno di legge. “Non significa tagliare, ma semplicemente garantire piena trasparenza. È un dovere del Parlamento verso i cittadini”, evidenzia l’esponente dem. Intanto resta tutto fermo perché in Commissione pesa la pressione esercitata dai vertici militari.
ACCORDO POLITICO – Anche i 5 Stelle ribadiscono la disponibilità ad approvare la misura. “È una buona idea. Noi da sempre chiediamo una cabina di regia sulle spese militari”, afferma Luca Frusone, rappresentante pentastellato nella commissione Difesa a Montecitorio. La proposta è stata sottoscritta da oltre 40 deputati, tra cui ancheun big del Pd, come Gianni Cuperlo. Insomma, in molti hanno la volontà di portare avanti l’iniziativa maturata al termine dell’indagine conoscitiva della Camera sui sistemi d’arma destinati alla difesa, svoltasi nel pieno della polemica sugli F-35 per l’aumento di circa 40 milioni per ogni aereo. Ma cosa prevede il ddl Bolognesi? L’Autorità per la vigilanza sull’acquisizione dei sistemi d’arma avrebbe il compito di vigilare sui contratti per l’acquisto di armamenti verificando la “regolarità delle procedure di stipulazione, l’efficienza dell’esecuzione e la corretta determinazione e applicazione delle compensazioni”. Lo strumento sarebbe quindi usato in fase di accordo. Ma non solo. Il controllo è previsto anche in corso d’opera per gli aumenti superiori al 25% rispetto al contratto iniziale. In tal caso l’organismo dovrebbe esprimere “parere obbligatorio sulle richieste di adeguamento”, si legge nel testo. E se ci sono delle irregolarità l’Autorità deve trasmettere “gli atti con i propri rilievi al ministro della difesa e alle Commissioni parlamentari competenti”. Inoltre, se emerge un danno alle casse dello Stato – per un incremento ingiustificato della spesa – bisognerebbe inviare la documentazione alla Procura e alla Corte dei Conti. Secondo la stima dei proponenti, infine, l’Authority avrebbe un costo di gestione di 3 milioni di euro all’anno.
ALT DELL’ESERCITO – Non c’è una motivazione ufficiale sullo stop all’iter della legge. Di certo la preparazione del libro bianco per il riordino della Difesa ha rappresentato una ragione per frenare. “Ma questo non giustifica l’impantanamento della proposta”, sottolinea Frusone. Il Movimento 5 Stelle annuncia quindi battaglia. “I generali, nelle audizioni alla Camera, spesso chiedono più soldi. Ma poi non vogliono che il Parlamento verifichi dove vanno a finire. Non possiamo prendere solo ordini”, sintetizza il deputato del M5S. E a Montecitorio le prossime settimane potrebbero rivelarsi decisive, viste le ipotesi di intervento in Libia. “La legge deve riprendere il suo iter per essere approvata”, insiste Bolognesi. Che conclude: “In una situazione di crisi economica è bene controllare la spesa militare. È l’unica strada da seguire”.
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