di Carmine Gazzanni
Calcio violento? Non è solo uno slogan che spesso (diciamocela tutta) fa comodo a politiche troppo punitive nei confronti degli ultrà e che portano, poi, a stadi completamente deserti. C’è, purtroppo, anche dell’altro. E la conclusione – vista anche l’inchiesta della Procura di Napoli di ieri – è che il calcio è malato. Dentro e fuori dagli stadi. Perché se da una parte abbiamo il “marcio” societario, dall’altro si registrano sempre più scontri, sempre più violenze che minano alle fondamenta la vera ratio dello sport che è tutto, meno che violenza, appunto. A dirlo, nero su bianco, è l’ultima relazione (pubblicata pochi giorni fa) dell’Osservatorio Nazionale sulla Manifestazione Sportive del ministero dell’Interno, che disegna un quadro tutt’altro che roseo. Specie proprio per i campionati professionistici. Basti questo: contrariamente a quanto si pensa, le violenze negli stadi di Serie A, B e Lega Pro sono aumentati, rispetto alla stagione 2013-2014, addirittura del 22%. E allora non sorprende nemmeno che i feriti siano aumentati: tra i civili, sempre nelle gare di calcio professionistico, siamo passati da 69 a 82 (aumento del 18%), cui si aggiungono i 146 feriti tra le forze dell’ordine. Un dato fortemente condizionato, in realtà, da una sola gara: la tristemente nota Roma-Feyenoord (da sola ben 39 feriti). Passiamo allora agli stadi più caldi: nella classifica stilata dall’Interno, le tifoserie più roventi si sono dimostrate, nell’ordine, Lazio, Brescia, Ascoli e Roma. E poi Inter e Juve. Non è un caso, allora, che nella stagione trascorsa sono stati irrogati ben 2.238 D.A.Spo e ne risultano attivi 5.040. Ma qui a battere tutti è la tifoseria del Bari, davanti a quella, ancora, della Roma, del Brescia, della Juve e del Napoli. Insomma, le violenze sembrano all’ordine del giorno. Ma, d’altronde, anche questo non deve sorprendere. Dietro le tifoserie, molto spesso, ci sono gruppi politicizzati, specie di estrema destra. Anche a tal proposito il report è chiaro: su 382 tifoserie attive, 151 sono politicizzate. In particolare, 40 gruppi risultano orientati su posizioni di estrema destra, 21 su posizioni di estrema sinistra, 45 hanno assunto una “generica connotazione di destra”, 33 genericamente di sinistra. E spesso è proprio per questa connotazione che nascono gli scontri. Che non hanno nulla a che vedere col calcio giocato. E con lo sport.