di Carmine Gazzanni
Dopo il drammatico (ed ennesimo) episodio di bullismo di cui è rimasta vittima la 12enne di Pordenone, si è alzato – com’era facilmente immaginabile – un coro bipartisan che è andato avanti per giorni e giorni a suon di “basta”, “non se ne può più”, “bisogna intervenire”, “non c’è tempo da perdere”. Sarebbe bastato, però, che qualcuno avesse preso in mano la relazione realizzata a fine 2015 dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta da Vincenzo Spadafora, per capire le ragioni per cui in Italia bambini e adolescenti non ricevono la dovuta attenzione. Si dirà: molto probabilmente perché non ci sono soldi e, soprattutto, enti preposti che si occupino specificatamente dei minori. D’altronde, se siamo ancora – ahinoi – a parlare di episodi di bullismo, non ci sarà altra ragione. E invece, come spesso accade nel Belpaese, il paradosso è dietro l’angolo. La ragione, infatti, è esattamente il contrario di quello che si crede. Il problema non è che non ci sono organismi addetti alle problematiche adolescenziali. Ma che ce ne sono troppi. Quanti? Tenetevi forte: tra ministeri (7), task force, tavoli (6), comitati (13), strutture territoriali (97), direzioni generali (9) e via dicendo, sono ben 229 gli enti che si occupano della tematica. Con il risultato che, tra tanti “litiganti”, nessuno gode. Perché, nei fatti, è questo quello che accade. La relazione, sebbene con toni pacati, lo dice chiaramente, sottolineando la “mancanza di un luogo, di un soggetto istituzionale con il compito di definire con chiarezza quale sia la visione dell’infanzia e dell’adolescenza verso cui si tende e, soprattutto, quali siano le strategie di sistema che si intendono mettere in atto per rispondere a tale visione”. La realtà, insomma è una: nel caos burocratico più totale, i soldi che fattivamente arrivano per progetti inerenti bambini e adolescenti, non sono che briciole.
NEMMENO MILLE EURO – Eppure anche qui si potrebbe fare di meglio. Perchè c’è da dire che i soldi stanziati per le tematiche riguardanti i bambini (dalla lotta all’abbandono scolastico all’assistenza alle famiglie meno agiate) non sono pochi. Peccato, però, che la mucca amministrativa si pappa praticamente tutto. Anche qui l’Autority è più che chiara. Tra i 229 enti, infatti, i capitoli di spesa dedicati sono ben 200. Per un totale, nel 2014, di oltre 44,6 miliardi di euro. Una montagna di soldi, insomma. Peccato però che, scrive il Garante, oltre il 90 per cento del totale se ne vada in costo per il personale. Risultato? Ai bambini non restano che le briciole. Come Pollicino per intenderci. E così, epurando il monte spesa dal costo dell’amministrazione, scendiamo dai 44,6 di prima a poco più di 4 miliardi. In pratica, si legge ancora nel dossier, “circa 398 euro per bambino o adolescente residente sul territorio nazionale”. In pratica, lo 0,02% del Pil.
FONDI TAGLIATI – Si dirà: meno male, allora, che perlomeno in Italia esista un Fondo specifico per l’Infanzia e l’Adolescenza. Già. Peccato venga ogni anno falcidiato, “passando da una dotazione di circa 40 milioni nel 2012 e 2013, ai 30,7 milioni del 2014 e arrivando a 28,7 milioni nel 2015”. Quasi dimezzato nel giro di tre anni. Insomma, un fallimento su tutta la linea. Tanto che, nelle conclusioni, Spadafora è chiaro: non c’è convergenza “verso una pianificazione delle azioni rivolta alla realizzazione di un disegno chiaro e di lungo termine sulle politiche per l’infanzia e l’adolescenza”. Perchè se si continua a fare “mucchio”, la situazione difficilmente cambierà.
Twitter: @CarmineGazzanni