C’è un’Europa che fa di tutto per farsi odiare. Non bastesse la precarietà dei pochi pilastri di cui disponiamo, come gli accordi di Shengen sulle frontiere, gli euroburocrati non perdono occasione per infilzare la sovranità degli Stati Ue. Forti di un potere che incautamente gli è stato concesso, questi tecnocrati non eletti da nessuno gestiscono la vita di milioni di persone sorretti da lobby e obiettivi politici inconfessabili. Così stava morendo d’astinenza il presidente dell’Eurogruppo, il falco olandese Jeroen Dijsselbloem, un signor nessuno imposto dalla Merkel. Da troppo tempo, a causa delle feste, questo grigio sacerdote dell’austerità (per gli altri) non attaccava l’Italia. Con l’avvio del semestre di presidenza Ue dell’Olanda ecco che è tornata l’occasione e senza usare la vasellina Dijsselbloem ha minacciato Roma: non provi a chiedere altra flessibilità sui conti pubblici. Aver consentito a un signor nessuno olandese di poter dire all’Italia cosa dobbiamo fare è l’enorme responsabilità di chi ha costruito questa fragilissima Europa. Un modello che non sta in piedi e che si deve porre la grande questione di cambiare. O di abbandonare.
L'Editoriale