I sorrisi e le strette di mano li abbiamo visti tutti. Era solo lunedì scorso quando il Presidente del Consiglio in persona è corso a Milano per promuovere la quotazione del titolo Ferrari sul mercato italiano. Sorvoliamo sul fatto che lo stesso trattamento non c’è stato per le numerose altre quotazioni – molte persino non riuscite – ma adesso è più chiaro perché accanto a Renzi il padrone di casa Sergio Marchionne era il più contento di tutti. Proprio quel giorno gli cadevano in tasca quasi un milione e mezzo di azioni del Cavallino, dal valore – ai prezzi correnti – di 65 milioni di euro. Il tesoretto è frutto del concambio, alle stesse condizioni di tutti gli altri azionisti, dei titoli di Fca, il nuovo nome della Fiat. Azioni che Marchionne ha ottenuto per essere riuscito a far traslocare il gruppo del Lingotto dall’Italia all’estero. Contenti perciò i grandi azionisti Fiat, a partire dalla famiglia Agnelli-Elkann, ma un premier che fa festa con chi è diventato Paperone grazie alla fuga dall’Italia (e parla pure di italianità) è una presa in giro all’intelligenza degli italiani. Che festeggi Marchionne con tutti quei milioni si può capire. Che faccia lo stesso Renzi, si capisce meno.
L'Editoriale