Matteo Renzi brinda alla fine dell’anno e al suo Governo che, parola sua, è riuscito a fare “meglio delle nostre previsioni nel 2014”. “Lo dice la realtà dei fatti”, aggiunge il premier concludendo, dunque, che addirittura “il 2015 è andato meglio del 2014”. Insomma, la conferenza stampa del presidente del consiglio andata in scena oggi è un’altra delle tante performance “pavoneggiate” a cui Renzi ci ha ormai abituato.
Tutto in pompa magna, infatti, Matteo cuor di leone ha detto che i sondaggi “non sono un problema, non mi interessano ma sono convinto che noi vinceremo alle prossime politico del 2018 al primo turno”. In base ai sondaggi, ha poi ricordato, nel 2014 il Pd se la giocava con i 5 stelle ma poi i dem hanno toccato il 40,8% e i grillini sono rimasti al 20% dei sondaggi. “E non si dimentichi che ho preso un Pd che era al 25%”, ha aggiunto. Insomma, tutto merito dell’impavido premier.
Spazio, ovviamente, anche agli annunci. E così, “se il 2015 è stato l’anno delle riforme, il 2016 sarà l’anno dei valori”, ha detto Renzi, sottolineando che la legge di Stabilità, che in molti criticano come “mance e mancette”, invece “mette denaro” su settori come “scuola università, cultura, servizio civile”. Slide “anti-gufi” (con tanto di volatili disegnati su ciascuna scheda) e obiettivi raggiunti messi nero su bianco, il presidente del Consiglio ha illustrato il bilancio del suo governo. E ogni slide è, di fatto, divisa in due parti: in quella superiore campeggia il fumetto di un gufo con un messaggio di diffidenza o pessimismo; nella parte superiore viene riportato, in diretta corrispondenza all’argomento “toccato” dal gufo, l’obiettivo raggiunto, secondo Renzi, dal suo Governo. La scaletta del discorso del presidente del Consiglio è indicativamente quella della newsletter di alcuni giorni fa: i 15 punti con i quali Renzi ha riassunto il 2015. Insomma, più che una conferenza stampa una vera e propria televendita.
Tra gli altri punti di svolta di quest’anno per il Governo ci sono certamente le riforme istituzionali. La riforma delle legge elettorale, per esempio, per il capo del governo è stata un passaggio difficile e comunque un “capolavoro parlamentare“; quanto alle riforme istituzionali, dopo gli ultimi via libera del Parlamento, “immaginiamo il referendum nel mese di ottobre 2016″ e se la linea del governo perdesse, “considererei fallita la mia esperienza politica”. Poi c’è la riforma della Pubblica amministrazione: “Sui decreti di attuazione della riforma della Pa partiremo a gennaio, avremmo preferito a dicembre ma non ci siamo riusciti, ma la responsabilità non è del ministro (Madia, ndr)”. Ma una cosa è certa, rassicura ancora il premier: “Da gennaio ad agosto chiuderemo tutti i decreti di attuazione”.
Poi il capitolo banche. “Chi ha subito danni o è stato truffato”, e non sono “moltissime”, “deve sapere che lo Stato è dalla sua parte e noi faremo di tutto perché possa avere indietro quello che ha perso”. Il presidente del Consiglio ha poi aggiunto di non voler chiedere “deroghe” a Bruxelles sulle attuali regole. “Non c’è rischio sistemico, le banche italiane sono molto più solide” di tante banche europee e “non cambierei il sistema bancario con quello tedesco nemmeno sotto pagamento”. “In Italia – continua – ci sono state troppe banche, anche di paese, e in un modello europeo le banche di paese ce la fanno meno. Se vogliamo dare una mano, bisogna avere coraggio di dire che c’è bisogno del decreto sulle banche popolari”. E poi l’affondo: i critici di oggi che attaccano l’esecutivo sul caso banche, “dov’erano quando si è trasformato in legge decreto sulle popolari?”.